Nelle prossime ore Apple difenderà la propria posizione nella causa antitrust sul monopolio di App Store presso la Corte Suprema degli Stati Uniti. Secondo l’accusa avviata già nel 2011 con una class action da un gruppo di utenti di iPhone e iPad, la multinazionale di Cupertino detiene di fatto il monopolio di App Store, quindi sulla distribuzione di software per dispositivi iOS, incrementando così i prezzi che le app potrebbero avere se invece fossero disponibili store alternativi.
Ricordiamo che inizialmente la causa legale sul monopolio di App Store è stata respinta nel 2013 da un tribunale di primo grado, con le motivazioni che Apple funge solo da intermediario e che gli utenti acquistano le app non da Cupertino ma direttamente dagli sviluppatori di software che affittano una spazio nel negozio digitale della Mela versando una quota del 30% del fatturato.
Tra gli argomenti della difesa di Apple contro l’accusa di Monopolio di App Store l’illegittimità della causa avviata dagli utenti. Un precedente della Corte Suprema del 1977 stabilisce infatti che i danni per pratiche anti concorrenziali possono essere richiesti solo dai diretti interessati, che in questo caso sarebbero gli sviluppatori. Ma secondo l’accusa e alcuni gruppi anti monopolostici, è impensabile che gli sviluppatori intentino causa contro Apple perché da Cupertino ottengono il loro fatturato e temono di poter essere esclusi da App Store.
Nel 2017 l’e-commerce ha fatturato 452 miliardi di dollari in USA. Nello stesso anno Apple ha versato agli sviluppatori oltre 26 miliardi di dollari, un incremento del 30% rispetto al 2016. Tra gli argomenti che verranno discussi presso la Corte Supreme USA l’incidenza della quota del 30% richiesta da Apple sul fatturato degli sviluppatori, per stabilire se questi ultimi incrementano o meno i prezzi delle app per riversare sugli utenti la commissione dovuta a Cupertino.