Nel 2003 si parlò molto della città di Monaco di Baviera perché l’amministrazione comunale decise di scegliere l’open source, abbandonare Windows e passare a Linux o meglio LiMux, una distribuzione ad hoc (variante di Ubuntu) per i vari uffici dell’ente locale (una migrazione che ha riguardato migliaia di computer). Dopo ritardi e inconvenienti vari, nel 2013 è stato completato il passaggio sfruttando come suite da ufficio prima OpenOffice e poi LibreOffice ma ora il Comune ci ha ripensato e vuole gradualmente (entro il 2020) tornare a Windows.
Anziché risparmiare la distribuzione scelta avrebbe generato nuove spese. L’infrastruttura non è riuscita mai a eliminare del tutto la dipendenza da Windows, in particolare per l’uso di sistemi di Oracle e SAP e l’impossibilità di visualizzare o modificare correttamente alcuni documenti in PDF, in particolare quelli scambiati con l’esterno.
A detta di Matthias Kirschner, presidente di Free Software Foundation Europe, il problema non è causato dall’uso di software open source ma dalla cattiva gestione e organizzazione. Kirschner evidenzia che il nuovo sindaco sin dall’inizio si era schierato contro Linux, chiedendo ad Accenture (un partner Microsoft) uno studio in merito. Molte del malcontento, a suo dire, deriva dall’uso di vecchie versioni di software e da problemi organizzativi che hanno rallentato le procedure di aggiornamento. Sono da anni inoltre utilizzati particolari software utilizzati dalle amministrazioni pubbliche che obbligano gli utenti a restare non solo su Windows ma su versioni specifiche di quest’ultimo. A lungo termine il comitato raccomanda alla città l’uso di applicazioni indipendenti dal sistema operativo client, sfruttando applicazioni web, in remoto o soluzioni di virtualizzazione.