La modella nella foto è ritoccata o no? È in grado di dirlo un software. Le riviste di moda e non solo sono piene di foto di modelle perfette, magrissime, con la pelle assolutamente liscia, senza cellulite, capelli perfetti e così via, ma spesso tanto splendore è solo il frutto dell’arte del fotoritocco con Photoshop o altri applicativi capaci, se usati da mano esperte, di veri e propri “miracoli”. “Si parte per sistemare un piccolo difetto”, dice Hany Farid, professore di computer science ed esperto digitale forense alla Dartmouth, “e si finisce per creare delle Barbie”. Un problema non di poco conto tanto che in Francia, Gran Bretagna e Norvegia c’è chi ha proposto una legge per obbligare le riviste a mettere in calce una scritta per indicare le foto modificate digitalmente.
La linea di condotta dell’American Medical Association esorta gli inserzionisti a scoraggiare l’uso d’immagini del corpo “che potrebbero favorire aspettative irrealistiche”. Il Dr Farid è rimasto colpito dalla proposta fatta nei Paesi prima citati e insieme Eric Kee, uno studente con un dottorato di ricerca, ha sviluppato un software in grado di individuare se una foto è stata ritoccata o no e indicare, con una scala da uno a cinque il grado di alterazione.
La ricerca è stata pubblicata su una rivista scientifica (“The Proceedings of the National Academy of Sciences”) ed è intesa come un passo tecnologico contro l’idealizzazione delle immagini visibili nelle pubblicità e sulle riviste di moda. Questo tipo d’immagini, suggerisce lo studio, contribuisce a creare disturbi alimentari e generano costante ansia di ingrassare, specialmente tra le donne più giovani. L’algoritmo sfruttato dal software misura quanto il viso e il corpo di una persona è stato alterato. Molte delle foto prima e dopo il fotoritocco usate per la loro ricerca sono state prelevate dal web o dai siti di chi si occupa di fotoritocco per professione. L’algoritmo simula la percezione umana: centinaia di persone sono state reclutate per confrontare varie fotografie e in base alla media delle loro decisioni è stata creata la scala di alterazione da 1 (cambiamenti minimi) a 5 (modifiche profonde e sostanziali).
Il sistema di misurazione usato dal Dr. Farid, potrebbe diventare uno standard di riferimento o di auto-regolazione: modelli e modelle potrebbero, ad esempio, indicare il livello di alterazione prima di accettare la pubblicazione degli scatti. L’ipotesi non sembra spaventare gli addetti ai lavori: Lesley Jane Seymour, editor in chief di More, una rivista dedicata alle donne over 40, afferma che i lettori sono già espertissimi e in grado di individuare i fotoritocchi: “Non si fanno ingannare. Se fai il lifting a qualcuno sei solo uno sciocco”.
[A cura di Mauro Notarianni]