Ora è davvero finita: MobileMe saluta e se ne va. Dopo una serie di avvisi “bonari” a cicli regolari e dopo avvisi quotidiani durati una settimana, Apple ha chiuso il suo servizio on line e lo annuncia con un cartello che fa sapere a tutti gli ex utenti che le attività sono definitivamente terminate.
La storia di MobileMe è connessa a quella di iTools e di .Mac di cui rappresenta una prosecuzione diretta. La sua nascita risale al 2008, quando venne lanciato come un servizio a pagamento (79 euro all’anno) “on the cloud” (anche se allora non era questo il nome che si utilizzava) per utenti Mac, Windows, iPhone e iPod. Consisteva in un’applicazione calendari e Mail con funzioni push per dispositivi mobili, un programma per gallerie fotografiche e filmati sincronizzabile con iPhoto e iMovie, un servizio web per posta elettronica e le stesse gallerie di immagini, queste ultime anche presentabili in forma pubblica. Era anche possibile avere pagine Web e spazio su disco grazie ad un servizio denominato iDisk. Successivamente MobileMe integrò Find My Phone, un sistema per rintracciare il proprio telefono (e poi anche iPad) smarrito o rubato mediante i servizi di geolocalizzazione.
Il lancio di MobileMe avvenne, come accennato nel 2008, annunciato durante la WWDC ma ebbe, forse per l’attivazione avvenuta in maniera contestuale a quella del nuovo iPhone (almeno questa era la tesi di Jobs che espresse la sua opinione in una mail ai dipendenti) fin da subito scarsa fortuna. Nei primi giorni si registrarono problemi di accesso, mancata sincronizzazione, costi indebiti caricati sulle carte di credito di chi aveva chiesto solo un periodo di prova, rallentamenti, blocchi dell’interfaccia Internet. Apple cercò di mitigare i disagi e di rimediare all’imbarazzo con operazioni di immagine, lanciando estensioni del servizio, ma internamente a Cupertino si ebbero pesanti conseguenze.
I fatti conseguenti al lancio di MobileMe sono raccontati da Fortune; secondo un articolo che descriveva le modalità di lavoro in Apple, fu Jobs in persona, come spesso accadeva durante il suo incarico, a prendere la decisione di cambiare le cose, facendolo a modo suo… Poco dopo avere constatato che le cose stavano andando davvero male per il nuovo servizio, l’allora CEO, furente, convocò un incontro con il team MobileMe. Nel silenzio generale chiese con voce pacata: «Che cosa dovrebbe fare MobileMe?». Appena qualcuno, dopo secondi di attesa, trovò il coraggio di rispondere, Jobs urlò: «E allora per quale fottuto motivo non fa quel che dite?». Sul posto venne licenziato il responsabile di MobileMe e nominato, sempre sul posto, un nuovo dirigente, mentre il team fu riorganizzato.
Nel corso degli anni Apple ha poi affinato il servizio cercando di renderlo appetibile, ma il suo successo è sempre stato piuttosto modesto per il proliferare di servizi anche di elevata qualità, come quelli di Google o DropBox, che offrivano le stesse cose gratuitamente fino a che Cupertino ha deciso di cambiare strada, offrendo iCloud, un sistema maggiormente integrato in iPhone, iPad, iPod touch, Mac e PC e quasi trasparente all’utente fondamentalmente orientato alla sincronizzazione dei dati e dei contenuti su varie piattaforme e al back up.
Con la chiusura di MobileMe, Apple permette per un periodo limitato di tempo di spostare l’account su iCloud, scaricare le foto dalla gallery e i file da iDisk.