Samsung, Broadcom, Huawei e altre società hanno la scorsa settimana annunciato la nascita di MobileBench, un consorzio che ha lo scopo di sviluppare, standardizzare e promuovere migliori sistemi di benchmarking hardware e software da eseguire su dispositivi come smartphone e tablet.
Oltre alle tre società nominate prima, fra i membri fondatori di MobileBench vi sono le cinesi OPPO (produttore di elettronica di consumo) e Spreadtrum (specializzata in semiconduttori).
MobileBench “inizialmente si concentrerà sulla necessità degli sviluppatori di individuare meglio i vari elementi delle piattaforme mobile e le performance a livello di sistema ottimali che consentono di migliorare l’esperienza utente”, almeno questo è quello che è stato affermato in apertura del meeting inaugurale del consorzio a Shenzen (Cina).
L’idea è standardizzare molti strumenti di core benchmark sfruttati da sviluppatori e ingegneri, compresi i tool che verificano la presenza di componenti hardware usati nei dispositivi mobile, processori, unità di storage incorporate, memorie volatili e altro.
Le funzioni di test comprenderanno ricercate routine di visualizzazione immagini e video, riprese video, funzioni e servizi tipicamente presenti nei dispositivi mobile, facilmente rapportabili dall’utente. I fondatori del consorzio affermano che i tool di testing saranno facilmente utilizzabili anche dagli utenti finali, in modo che anch’essi potranno “valutare autonomamente i dispositivi”.
Esistono già vari strumenti di benchmarking, ma da tempo molti sentono la necessità di tool migliori e standardizzati per valutare i dispositivi mobile e i rispettivi componenti.
Qualche mese addietro, hanno suscitato controversie i risultati dei test su SoC Atom Z2580 di Intel con il benchmark AnTuTu; questi, infatti, evidenziavano valori migliori rispetto a SoC simili di Qualcomm, Samsung e Nvidia, mostrando per giunta valori migliori anche attivando modalità a basso consumo. Si è poi scoperto che AnTuTu presentava alcuni problemi dopo la compilazione, inconvenienti che saltavano completamente l’esecuzione di alcune routine e falsando i valori misurati. Il tool di benchmarking è stato in seguito sistemato, ma l’episodio ha fatto comprendere la necessità di avere tool di misurazione più robusti e maturi.
Benché Samsung ora vanti l’appartenenza a questo nuovo consorzio, ieri è stata per la seconda volta “pizzicata” a imbellettare le velocità dei suoi dispositivi: Ars Technica ha scoperto che la società sud coreana ha integrato nel sistema operativo del Galaxy Note 3 un meccanismo che riconosce quando è in esecuzione una nota applicazione di benchmarking, falsando di conseguenza i risultati. La casa sud coreana non è nuova a queste critiche: un simile espediente era stato registrato alla presentazione del Galaxy S4.