Nel turbinare di annunci degli ultimi giorni, con prove e test da fare, dall’iPad Pro 9,7 e relativa tastiera sino ai variegati e colorati cinturini per Apple Watch, il “piccolo” iPhone SE rischiava quasi di passare sotto silenzio. Invece, parallelamente al lancio del nuovo tablet di Apple, che si aggiunge e completa la line-up di prodotti iOS dell’azienda “grandi”, il vecchio-nuovo telefono completa quella dei prodotti “piccoli”.
In attesa della nostra recensione completa e approfondita, che trovate qui, abbiamo fatto un rapido giro di prova per ricavare le prime impressioni di lavoro.
Anche in questo caso, visto che sarà limitata nel tempo la prova di questo telefono che possiamo fin da subito battezzare un “flashback nel futuro” (cioè un “salto all’indietro nel futuro”, per dirla tutta in italiano), abbiamo deciso di non reinstallare il precedente apparecchio e invece di essere molto molto “leggeri”. Tanto, soprattutto per le app di messaggistica, foto, musica e via dicendo, ormai sta tutto nel cloud e ha poco senso fare lunghe migrazioni quando invece è più comodo scaricare i dati dalla rete.
Unica accortezza, partire la sera, subito dopo cena, perché comunque qualche ora ci può volere e il telefono può essere attivato solo con la sim inserita. Perdere di vista il proprio numero di telefono, sia per le chiamate che per sms, messaggi vari e altro, può essere spiacevole. Per questo abbiamo optato per un avvio “serotino”. Niente SIM virtuale di Apple come sull’iPad purtroppo, ma su questo sappiamo, perché da due anni l’azienda lo ripete: Apple non ha intenzione di diventare né un operatore mobile virtuale né vuole sparigliare (per adesso) il gioco degli operatori esistenti.
Le SIM virtuali, che Apple aveva proposto già anni fa ma che erano state bocciate dal consorzio 3G e annessi e connessi (controllato soprattutto dai produttori di telefoni tradizionali e dagli operatori), per la telefonia mobile sono percepite come un pericolo da parte delle telco perché rendono più semplice e rapido perdere un cliente, eliminando la “frizione” di dover materialmente cambiare sim. Vista la naturale (e nefasta) tendenza delle telco a fare cartello ciascuna nel suo paese, rendere il mercato più veloce e quindi più efficiente in termini di concorrenza vuol dire ridurre i loro margini, cosa alla quale si oppongono remando contro come tori.
A sbloccare la tecnologia delle sim virtuali, che poi sono certificati crittografici che contengono la parte “software” delle sim fisiche, è invece la crescente spinta della Internet of Things. In questo settore, che vedrà connettere alla rete miliardi di apparecchi anche di dimensioni molto ridotte, le telco hanno un chiaro interesse e vedono una grande opportunità. All’interno di questo cambiamento di paradigma è però necessario virtualizzare la sim (come voleva Steve Jobs una vita fa) per ridurre gli ingombri e rendere più semplice l’aggiornamento e il cambiamento di operatore o di contratto. Un effetto secondario di cui Apple sta finalmente giovandosi nel settore degli iPad (e non ancora in quello degli iPhone) è la possibilità di aggiungere come abbiamo visto una seconda sim virtuale. In futuro si capirà se la stessa cosa accadrà anche con i telefoni. Ma torniamo al nostro iPhone SE.
Come funziona e come si presenta
Probabilmente il problema di Apple è più antico: si tratta di una rivisitazione della spinta che aveva portato l’azienda a lanciare, assieme all’iPhone 5S, anche il modello 5C con guscio in policarbonato. Un ottimo telefono, dai prezzi relativamente contenuti e dall’usabilità notevole, che sostituiva gli apparecchi di vecchia generazione solitamente rimessi a listino con pezzaggi di memoria e prezzi più ridotti. Quella volta Apple aveva giocato la carta di un design più “giovane”, questa volta invece gioca la carta del fattore di forma.
A prima vista l’iPhone SE è praticamente indistinguibile dalla generazione 5 e 5S. Anzi, colpisce per la sua dimensione ridotta e “tosta”, con un peso non irrilevante, ma anche con robustezza e un design di un lustro fa che invece fa piacere. Nonostante la minore dimensione della batteria, lo schermo ridotto, con un processore e componentistica più efficienti, hanno reso questo apparecchio attualmente il migliore dal punto di vista dell’autonomia oltre che della compattezza.
La cosa più interessante però è la componentistica. Abbiamo a disposizione un iPhone SE con fattore di forma ridotto ma la stessa fotocamera e processore dell’iPhone 6S. Cioè un ottimo telefono: una carrozzeria che viene dal passato ma con una mente e riflessi da campione di oggi.
Perché Apple ha scelto questa strada?
Come già successe per il “vecchio” 5C, la gente si sta chiedendo come mai Apple abbia scelto di realizzare questo apparecchio. Il fattore di forma abbassa di 0,7 pollici rispetto al 6S, l’obiettivo della macchina fotografica rientra a filo della scocca e la forma solida e robusta fanno pensare a un apparecchio che viene effettivamente dal passato.
Apple sostiene che non solo questo nuovo apparecchio le permette di attaccare un pubblico che ama telefoni più piccoli, soprattutto coloro i quali passano da Android a iPhone per la prima volta, ma anche di tenere un prezzo più basso. E in effetti l’idea che proprio in questi giorni i tempi di consegna dell’iPhone SE si stiano clamorosamente allungando (fino a tre settimane) fa pensare che forse la mossa di Apple è stata compresa bene da quelle fasce di mercato che sono intimorite dalle dimensioni più generose di un iPhone 6S e soprattutto di un iPhone 6S Plus (da 5,5 pollici).
Inoltre, viene da dire (Apple non lo dice di certo), l’utilizzo di vecchie componenti del 5S ma anche di tantissime componenti del 6S permettono ad Apple di ammortizzare meglio gli investimenti produttivi sui suoi apparecchi, soprattutto adesso che sembra che i numeri di vendita per volume non siano più quelli di una volta. Si vedrà in sede di trimestrale, per adesso l’idea risuona: è possibile che sia (anche) così.
Come va l’iPhone SE?
Vorremmo poter dire da subito quanto questo apparecchio è buono, ma ci vorrà qualche giorno ancora. Per ora possiamo parlare di dimensioni e prestazioni.
L’installazione è filata veloce e liscia, problemi non ce ne sono stati e neanche nella prima giornata di funzionamento pieno. Non si nota, usando TIM come operatore, una sostanziale differenza nella qualità delle telefonate e scaricando giochi e altre app impegnative dallo store funziona tutto perfettamente. Anzi, forse lo schermo retina più piccolo, quindi con meno pixel da pilotare, funziona anche meglio. In così poco tempo è anche impossibile dettagliare l’autonomia del telefono e tantomeno la sensibilità delle sue antenne.
Tuttavia avere un apparecchio dal fattore di forma così sfilato rispetto ai telefoni di oggi colpisce abbastanza. Chi scrive ha utilizzato tutti gli iPhone usciti sul mercato, inclusi l’iPhone 2G (il primo mai nato che abbiamo comprato negli Usa), le differenti variazioni sino ad arrivare all’iPhone 6/6S e al 6 Plus/6s Plus. Anzi, come telefono di elezione da due anni chi scrive utilizza il più grande tra quelli prodotti da Apple, cioè il Plus. E il salto all’indietro nel “vecchio” formato a bastoncino allungato da 4 pollici è un vero e proprio viaggio indietro nel tempo.
La comodità di avere un telefono che scompare in tasca è notevole e piacevole. Funziona molto bene, ha tutti i requisiti di un telefono non solo moderno ma dal punto di vista del processore e della fotocamera di punta, e però sta nel taschino dei jeans o scompare in quello superiore della giacca. Cose che con il phablet di Apple non sono più possibili: reclama sempre l’intera tasca per sé, non ammette altri ospiti e si fa anche abbastanza notare.
Invece la cosa che rende difficile apprezzare fino in fondo questo fattore di forma è la dimensione veramente striminzita dello schermo, soprattutto quando si deve scrivere qualcosa. Come facevamo a muovere le dita (maschili e pure di grandi dimensioni nel caso del sottoscritto) su uno schermo così piccolo? Sono passati neanche due anni ma tornare ai 4 pollici è faticoso. La messaggeria, che poi è la funzione dominante in un telefonino assieme alla fotografia, è veramente difficile.
Invece diventa più facile fare tutto con una mano sola: il telefono sta saldamente in pugno e il dito arriva ovunque. Va detto che una volta il telefono era una cosa da usare anche in movimento e rapidamente. Oggi che richiede, con più di cinque pollici di schermo, almeno due mani, le cose sono più difficili.
La prova va avanti
Nei prossimi giorni la prova andrà avanti. Abbiamo deciso di utilizzare questo apparecchio solo per pochi giorni perché per chi scrive l’uso esclusivo “ucciderebbe” la produttività oramai basata sullo schermo di dimensioni più generose. Ma non ci tiriamo indietro e vedremo come sia possibile riadattarsi, seppure per poco tempo, a questa tipologia di apparecchio e se effettivamente l’hardware e l’elettronica, che Apple dichiara essere di massimo livello, siano all’altezza di quelli dell’attuale modello di punta, l’iPhone 6S Plus.