A 100 dalla nascita di Alan Turing, celebre matematico e visionario tecnologo (Londra, 23 Giugno 1912), il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo Da Vinci” ha pensato non solo di dedicargli la mostra “Tecnologie che contano, Alan Turing tra macchine e computer” ma anche di regalare al pubblico la rarissima occasione di vedere all’opera, e toccare, un esemplare originale della macchina tedesca per la crittografia: Enigma.
L’evento inaugurale è stato presentato dal curatore della mostra Luca Reduzzi, coadiuvato da due grandi collezionisti quali il Generale Francesco Cremona che ha portato le “nipoti” di Enigma, codificatrici usate fino a pochissimi anni fa da KGB, CIA e dai servizi segreti svizzeri e Alberto Campanini, proprietario dell’Enigma in dimostrazione e dall’appassionato narratore Bruno Grassi.
Il pubblico è rimasto incantato nel seguire la dimostrazione del funzionamento di Enigma, e si sono dovute organizzare due sessioni di presentazione per l’elevata affluenza di persone.
Enigma è una macchina per la crittografia che i tedeschi, durante la seconda guerra mondiale, usavano per tutte le comunicazioni.
I servizi segreti inglesi crearono, a Bletchley Park, a 70km da Londra, un segretissimo centro di ricerca dedicato al solo scopo di decifrare i codici di Enigma che erano inattaccabili da anni. Ci riuscirono grazie a migliaia di matematici ma su tutti emerse Alan Turing che realizzò quello che a tutti gli effetti è stato il primo computer della storia, il Colossus (poi distrutto su ordine di Churchill a fine guerra).
Il “crack” del codice di Enigma salvò migliaia di vite umane, degli alleati, e probabilmente contribuì ad accorciare di un paio di anni il conflitto bellico.
Dopo la presentazione è stata inaugurata la mostra dedicata alla storia del calcolo automatico e dell’informatica, com i momenti e l’hardware più significativi.
Partendo dai pionieri dell’automazione, si possono vedere ad esempio i modelli delle macchine da calcolo meccaniche progettate da Pascal, Leibniz e Poleni fra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo. L’introduzione delle schede perforate da parte di Jacquard all’inizio del XIX secolo è il punto di avvio della rapida evoluzione che conduce ai moderni calcolatori elettronici.
Tappe chiave di questo percorso sono da un lato la macchina di Hollerith che nel 1890 introduce l’elaborazione e l’analisi dei dati intese in senso moderno, dall’altro la Millionaire, inventata nel 1892 e progenitrice delle calcolatrici che oggi tutti utilizziamo.
La storia del computer come lo utilizziamo oggi è infine segnata dall’Apple Macintosh, che per primo nel 1984 introdusse l’interfaccia grafica “a finestre” e il mouse di serie. Accanto agli oggetti, una parte significativa dell’esposizione è dedicata, attraverso video e documenti, ai personaggi che hanno segnato la storia del calcolo automatico, da Ada Byron Lovelace, collaboratrice di Charles Babbage e unica donna nota in un’avventura scientifica e tecnologica prettamente maschile, a personaggi contemporanei come Steve Jobs, Bill Gates, Linus Torvalds.
A proposito di un possibile legame tra i prodotti Apple e Turing (a parte i modelli matematici di Turing che sono alla base dell’informatica) il curatore della mostra ha ipotizzato il logo Apple, con la mela morsicata, come omaggio proprio a Turing che morì misteriosamente dopo aver addentato una mela! La mostra resterà aperta fino a dicembre.
Per maggiori informazioni sull’esposizione potete visitare questa pagina del sito del Museo della Scienza e della Tecnica.