Imporre a Microsoft di rivelare forzosamente e a bassissimo prezzo alcuni dei codici Windows necessari alla concorrenza per produrre software server competitivo con quello sviluppato da Redmond. Ecco la strada che la Commissione Europea avrebbe prescelto per aprire il mercato e impedire alla società delle finestre di sfruttare la sua posizione dominante.
A rivelare un dettaglio fino ad oggi non noto nella lunga e complessa vicenda che oppone Microsoft alla Ue è il Financial Times. Le informazioni di cui sarebbe venuto in possesso il giornale finanziario per la prima volta svelerebbero quello che a giudizio dell’Unione sarebbe il costo ritenuto equo e utile a muovere l’interesse per l’acquisto dei codici Windows.
La cifra fino ad oggi richiesta da Microsoft sarebbe pari al 5,95% del fatturato spuntato dalla vendita di prodotti che includono i codici. Una soglia ritenuta inaccettabile visto che neppure con l’1% del fatturato, secondo il professor Neil Barrett, esperto della commissione, si troverebbe qualcuno disposto a pagare per avere accesso ad essi.
L’opinione dell’esperto di parte sarebbe condivisa dai principali rivali di Microsoft, Oracle, IBM e Sun.
Nei giorni scorsi, quando il caso Microsoft era tornato a galla proprio per il rifiuto da parte di Redmond di accondiscendere alle condizioni imposte dall’Ue, gli avvocati delle Finestre avevano accusato l’Unione di pretendere che i codici venissero concessi quasi a titolo gratuito, quando invece essi hanno un valore di mercato e sono frutto di studi e di ricerche molto costose.
Microsoft ha ora fino al giorno 23 di aprile per rispondere alle rimostranze della commissione. Nel caso la documentazione presentata non fosse ritenuta sufficiente potrebbe scattare una nuova multa che sarebbe la terza comminata alla società di Bill Gates.