ll mondo al contrario. L’ipotesi più improbabile che prende corpo. Dopo che la Cina si è per anni mostrata come la Mecca della pirateria informatica, con copie e controcopie da tutte le parti, danneggiando soprattutto Microsoft e la vendita di Windows e di Office, adesso le parti si invertono e salta fuori che in realtà le cose da dieci anni sarebbero andate all’inverso.
Secondo Zhingyi Electronic, un’aziendina da 100 dipendenti che più di dieci anni fa diede in uso a Bill Gates, tramite i buoni uffici del governo di Pechino, il suo software per l’input della scrittura nel difficile sistema linguistico cinese, Microsoft in realtà ha pagato solo la prima rata ai tempi di Windows 95 e poi non si è più fatta vedere. Il ricorso alla giustizia è partito, competente la prima Corte del Popolo di Pechino, e i pronostici sono alquanto confusi (sarà vero? sarà una bolla di sapone?) e soprattutto le parti sono estremamente agguerrite.
Sostiene la piccola Zhongyi: adesso Microsoft ci dica esattamente quante copie di Windows ha venduto dal 1998 ad ora e noi fisseremo il nostro risarcimento. Gli avvocati di Redmond non tremano e ribattono che tutto è andato perfettamente secondo il contratto e che Microsoft aveva tutti i diritti di inserire la tecnologia in ognuna della copie vendute del suo sistema operativo.
Una modesta proposta: Microsoft patteggi e dia qualche decina (centinaio?) di milioni di dollari a Zhongyi, senza rivelare quante copie di Windows ha effettivamente venduto. Se lo viene a sapere l’antitrust europeo o americano, il danno potrebbe essere molto maggiore…