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Microsoft vuol comprare TikTok, Trump vuole ucciderla

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TikTok al centro dell’attenzione negli Stati Uniti. In milioni usano la sua applicazione, Microsoft la vuole comprare mentre Trump semplicemente la vuole fuori dagli Stati Uniti, di fatto pianificando una mossa che potrebbe significarne la morte o, se non altro, un poderoso ridimensionamento.

Tutti gli ultimi sviluppi sono della giornata di ieri. Durante il pomeriggio si è appreso che Microsoft avrebbe dato il via ad una esplorazione dell’acquisto di TikTok (sui cui ha un canale anche Apple) o meglio delle sue operazioni al di fuori dalla Cina, paese dove il social network ha avuto origine. In pratica Microsoft acquisirebbe una parte di TikTok gestendone ricerca, sviluppo e operazioni commerciali per un valore che potrebbe essere di 50 miliardi di dollari. Secondo gli osservatori Microsoft potrebbe essere un buon candidato all’acquisto; non ci sarebbero eccessive preoccupazioni per vicende connesse alla vigilanza dell’antitrust cosa che non sarebbe se a comprare fossero Facebook o Google. Redmond, infatti, non è una potenza nel campo pubblicitario come queste ultime due realtà. Il suo unico presidio in questa ottica è Bing che certo non può competere come piattaforma pubblicitaria né con Facebook né con Google. Microsoft rappresenta un logico possibile acquirente anche sulla base di altre considerazioni; TikTok potrebbe infatti entrare a fare parte dell’ecosistema di Xbox e i suoi video essere promossi tra gli utenti del network ludico Microsoft.

Per ora si deve però parlare dell’affare usando il condizionale non solo per l’incertezza che regna sulle trattative ma anche perchè Microsoft potrebbe essere cancellata dagli USA da un’azione del presidente degli Stati Uniti che si appresterebbe a bloccare TikTok con un decreto.

Non è chiaro né legalmente né tecnicamente come questo possa avvenire.

I giornali americani ipotizzano che ByteDance, che controlla TikTok, possa essere inserita nella lista delle aziende che possono fare business negli Usa solo con un esplicito permesso del governo americano, permesso che poi le sarebbe negato. Il presidente americano potrebbe anche firmare un ordine esecutivo facendo leva sull’International Emergency Economic Powers Act che gli consente di imporre ad Apple e Google di rimuovere alcune app dai loro negozi on line. Ma questo non impedirebbe di usare l’app a chi già ne è in possesso, senza considerare che su Android sarebbe sempre possibile il sideload. Un’altra possibilità potrebbe essere una barriera a livello di rete, più efficace e poi la richiesta ad Apple e Google di cancellare remotamente le app dai telefoni dei clienti americani, operazione possibile ma che dovrebbe essere applicata solo se si parla di malware.

Trump vuole formalmente impedire a TikTok di operare negli Usa per ragioni di sicurezza. Secondo alcuni osservatori il programma potrebbe spiare gli utenti fornendo poi al governo cinese informazioni granulari su locazione, età, sesso e molti altri dati personali, cosa ancora più rischiosa considerando che tanti utenti sono adolescenti. In passato è stato scoperto anche che l’applicazione è programmata in maniera approssimativa per quanto riguarda la sicurezza e la privacy. TikTok per ridurre le occasioni di critica e dimostrare le sue buone intenzioni ha reclutato un amministratore delegato americano (Kevin Mayer che ha guidato il settore streaming di Disney) e aperto uffici in USA. È anche presente nelle camere legislative americane con alcuni suoi lobbisti, ma senza grande successo.

Più che questioni di sicurezza a guidare Trump sarebbe la sua politica protezionistica unita ad una campagna anticinese cifre fondamentali del suo mandato. TikTok fa concorrenza alcuni dei colossi americani come Twitter e Facebook e nello stesso tempo porta denaro e visibilità ad una azienda del paese che più di ogni altro compete sul piano della ricerca e della tecnologia con gli USA.

Alcuni suppongono, infine, che ancora più che ragioni di sicurezza e di politica, ad avere spinto Trump verso una decisione tanto drastica come cancellare TikTok dagli Usa, ci sarebbe il fatto che secondo molti media sarebbe stato anche a causa di TikTok che il suo comizio di Tulsa sarebbe andato parzialmente deserto. Migliaia di adolescenti avrebbero usato il social network per organizzare un “trappolone”, prenotando posti sugli spalti del palazzetto dove Trump avrebbe parlato, per poi lasciarli vuoti. Il “commander in chief” degli Usa opererebbe quindi sia per una rivalsa nei confronti di TikTok che per impedire che in futuro si possano verificare simili eventi.

Se così fosse si spiegherebbe anche il fatto che Trump sembra opporsi anche allo spin off delle operazioni americane di TikTok; in pratica neppure se fosse Microsoft a controllare il social network sarebbe considerato sufficiente per continuare a farlo operare negli Usa,

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