Il DNA è un polimero organico che contiene informazioni genetiche, ma potrebbe essere sfruttato per memorizzare anche contenuti digitali. Microsoft ha annunciato di stare indagando questa tecnica come mezzo per memorizzare dati, finanziando allo scopo un’azienda che si occupa di bioscienza.
Twist, una startup di San Francisco specializzata in biotech, sta lavorando allo storage dei dati su DNA, ideando metodi per codificare, immagazzinare e cancellare informazioni da stringhe di supporto biologico. La tecnica consentirebbe non solo di conservare i dati a lungo termine ma anche di avere a disposizione capacità di archiviazione enorme in uno spazio piccolissimo. Non è chiaro quanti dati si possano memorizzare, ma l’IEEE Spectrum spiega che un sol grammo di DNA secco – che occupa un volume di circa un centimetro cubo – può immagazzinare uno zettabyte, 1 miliardo di terabyte.
La possibilità di scrivere il DNA non è una novità assoluta. Già in passato una equipe di ricerca dell’Università di Stanford aveva dimostrato questa possibilità, convertendo le sequenze di nucleotidi in un supporto per la codificazione binaria, trovando un modo per invertire a piacere l’orientamento di specifiche sequenze di DNA all’interno di un genoma, codificando in questo modo un’informazione binaria (uno dei due orientamenti corrisponde a “1”, l’altro a “0”).
Tra i vantaggi di future memorie di questo tipo, la possibilità di avere a disposizione memorie non volatili che non consumano energia con varie implicazioni nel campo biomedico e bioinformatico.