Microsoft sta cercando di guadagnare quota nel settore dei motori di ricerca, e tra le mosse che avrebbero dovuto risollevare le sorti di Bing, vi sono le funzioni che sfruttano l’IA, Copilot in grado di integrare nozioni di contesto con le informazioni prese dal Web per fornire agli utenti nuove funzionalità, interagendo in linguaggio naturale.
Tutto molto interessante ma il motore di ricerca di proprietà di Microsoft continua a non essere amato dal pubblico ed è sempre sottoutilizzato, nonostante gli sforzi e le attenzioni di Redmond.
Il Windows Copilot (essenzialmente rimandi a Bing) richiamabile da Windows 11, Bing ed Edge sono stati arricchiti di nuove funzionalità con il supporto per l’ultimo modello DALL.E 3 di OpenAI e sono in grado di fornire risposte personalizzate basate sulla cronologia delle ricerche; è stata migliorata l’esperienza di shopping ma tutto questo non sembra bastare: la realtà è che spesso si fa prima a navigare tra i vari siti web, e la tendenza a censurare o alterare le informazioni (le cosiddette “allucinazioni”) porta molti utenti a ignorare le funzionalità di ricerca che sfruttano l’IA, preferendo andare direttamente alla fonte o effettuare ricerche con i metodi tradizionali.
Stando a quanto riferisce Stat Counter, il market share di Bing è calato, passando anno su anno negli USA dal 7,4% al 6,9%; nello stesso periodo Google ha aumentato il suo market share, passando dall’86,7% all’88%, acquisendo piccole ma ulteriori quote nel settore delle ricerche da virtualmente qualunque player nel settore.
Il browser Microsoft Edge ha recuperato l’1% nei confronti di Google Chrome ma è ancora una goccia nel mare, e vanta meno del 5,5% di market share.
La tecnologia di OpenAI, quella che dovrebbe marcare il divario rispetto a tutto il resto, costa a Microsoft centinaia di migliaia di dollari al giorno, ma al momento non sembra che ChatGPT e affini facciano la differenza nel settore delle ricerche online.
Google intanto si trova ad affrontare negli USA un importante procedimento giudiziario, accusata di posizione dominante sul mercato dei motori di ricerca. Il CEO di Microsoft ha testimoniato nel procedimento giudiziario, riferendo che è impossibile intaccare la leadership di Google, con quest’ultima che paga aziende come Mozilla, Apple, Samsung, Motorola, LG e altre ancora per fare in modo che, sui sistemi operativi di vari dispositivi il suo motore di ricerca sia quello preimpostato.
Una speranza per Microsoft potrebbe arrivare dal tribunale: se quest’ultimo riconoscerà effettivamente nell’atteggiamento di Google un abuso di posizione dominante, verrebbero imposte limitazioni a Mountain View e i responsabili di Bing immaginare per la prima volta la possibilità di incrementare il market share.