Con i suoi nuovi principi e regole per gli app store appena annunciati Microsoft porta a casa un triplo colpo da maestro: ammicca a regolatori e antitrust, tenta di mettere al riparo l’acquisizione Activison Blizzard da un possibile veto delle autorità, allo stesso tempo bacchetta i rivali Apple e Google.
Andiamo con ordine. Microsoft ha annunciato quello che definisce un «Approccio di principio agli app Store»: si tratta di linee guida generali molto più aperte e molto meno limitanti per sviluppatori e utenti rispetto a quelle che vigono su Apple App Store e Google Pay Store.
Sono suddivise in quattro categorie principali e contengono 11 impegni della multinazionale per rendere i negozi digitali di app più liberi e aperti. Le indicazioni più importanti riguardano l’apertura degli app store a tutti i programmatori purché rispettino gli standard dell’azienda , la protezione degli utenti con strumenti per privacy e sicurezza, l’applicazione di regole di marketing uguali e coerenti per tutti, senza avvantaggiare le app Microsoft o quelle dei propri partner.
Agli utenti è sempre garantita la possibilità di usare altri app store alternativi, oltre che di poter liberamente scaricare e installare app e software da Internet, il cosiddetto sideloading aborrito da Apple. Tra i principi salienti non poteva mancare quello sui pagamenti: gli sviluppatori non saranno costretti a usare il sistema di pagamenti Microsoft e chi non lo usa non dovrà dividere le entrate con la multinazionale di Windows. Entrambi i punti sono al centro delle lamentele degli sviluppatori e nel mirino degli antitrust sia per Apple che per Google.
Microsoft dichiara che tutti i principi verranno applicati a Windows Store, mentre solo i primi 7 per il negozio Xbox, quindi senza i quattro più importanti. Ma il colosso precisa che il mercato delle console è diverso da quello per computer, smartphone e tablet, perché le console vengono vendute in perdita per creare una base per sviluppatori e utenti.
Nel frattempo la posizione di Apple non cambia: la multinazionale chiede il 27% sui pagamenti effettuati con sistemi alternativi, mentre in Olanda è arrivata una nuova sanzione dall’antitrust.