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Micro-Sim, il blocco operatore per il resto di noi

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Che necessità  aveva Apple di usare una Micro-Sim nel nuovo iPad? La domanda per ora sembrano essersela fatta in pochi, forse perché la scelta attuata da Cupertino che con il nuovo dispositivo ha abbracciato, quasi en passant, questo nuovo tipo di Sim, è finita sommersa da un profluvio di commenti sulle funzioni di iPad e dagli annunci del marketing che puntano su eBook e schermo touch, prezzi bassi e iWork. Eppure quello che a giudicare dall’interesse suscitato appare solo un dettaglio di scarso conto è, invece, un elemento fondamentale della strategia di Apple nel lancio di iPad, sia in rapporto alla funzionalità  del dispositivo che per i rapporti con i gestori di telefonia mobile che collaboreranno con Apple per supportare il lancio della versione con il 3G.

Per capire il perché di questa nostra opinione, torniamo all’inizio e rifacciamoci la domanda. Che necessità  aveva Apple di usare una Micro-Sim nel nuovo iPad? La risposta sotto il profilo tecnico è semplicissima: nessuna. Se esiste oggi in commercio un prodotto connesso in rete mobile che non ha alcuna ragione di adottare una Sim a dimensione ridotta è un dispositivo che è lungo due e largo tre volte un iPhone. C’era forse qualche difficoltà  a trovare nello chassis dell’iPad lo stesso spazio ricavato in un iPhone? Evidentemente no e quindi, altrettanto evidentemente, i motivi che hanno spinto Apple ad adottare una scheda che rispetto a quella standard ha quale unico vantaggio quello di essere più piccola, sono diversi da quelli tecnici.

Uno spunto sulle ragioni che hanno portato la Mela all’uso della Micro-Sim arriva da alcuni, rarissimi, operatori mobili che in passato hanno imboccato la stessa strada, mettendo questo tipo di “schedina” nei telefoni offerti a costo zero in abbinamento ad un contratto a consumo. Anche in quel caso non esistevano ragioni tecniche per adottare una Micro-Sim, ma ne esistevano di solidissime sotto il profilo economico. Il trucchetto di acquistare il telefono a prezzo scontato, sbloccarlo e poi utilizzarlo con i servizi di un altro operatore, sempre possibile quando si usa una Sim standard, diventa quasi impossibile se dentro a quel telefono una Sim standard non ci entra. Il cliente non poteva avere il cellulare gratis e poi non ripagare il telefonino consumando dati e voce; al contrario era obbligato a farlo, perché dentro a quel telefono non poteva utilizzare una Sim di un concorrente, anche se il firmware del cellulare fosse stato modificato per renderlo compatibile con altre Sim.

àˆ da questo punto, dal vincolo fisico e dimensionale, prima che tecnico, che esiste tra un dispositivo con Micro-Sim e la sua scheda, che dobbiamo partire per comprendere la ragione per cui Apple ha abbracciato questo particolare tipo di chip di identificazione per la rete. Da questo punto di partenza dobbiamo poi percorrere la strada all’inverso e pensare, in primo luogo, non alla volontà  di non far usare in iPad le schede Sim tradizionali ma a quella di non far usare le schede Sim di iPad in altri dispositivi, telefoni o chiavette Usb.

Lo scenario che possiamo immaginare è il seguente: Apple che bussa alla porta degli operatori con sotto braccio un iPad, lo presenta come un prodotto con la capacità  di far crescere esponenzialmente il traffico dati, di creare un nuovo mercato per Internet in mobilità , di aprire un business oggi ancora piuttosto complesso e arruffato. Per riuscire ad avere successo, diranno i manager di Cupertino, sarà  necessario alzare la quantità  di dati disponibili e abbassare il costo per Mega creando dei pacchetti speciali per iPad. Per evitare il rischio che questa tariffa acquistata per iPad sia usata anche per un Netbook o uno smarphone, magari in tethering, ci sono diversi modi, dall’uso di un punto di accesso speciale al riconoscimento del dispositivo, ma certamente la prima e più diretta è l’incompatibilità  fisica della scheda Sim con altri dispositivi. Ecco dunque spuntare dalla tasca dei manager di Apple una Micro-Sim, sconosciuta ai più, inclusi gli stessi operatori, grazie alla quale il contratto per iPad diventa incompatibile “fisicamente” con altri dispositivi.

A questo punto è bene precisare che ci rendiamo perfettamente conto che l’uso di una Micro-Sim al posto di una Sim non è certo la soluzione finale, visto che in futuro, grazie alle onnipresenti e intraprendentissime realtà  asiatiche, potranno apparire adattatori in grado di sistemare una Micro-Sim dentro ad un telefono normale, ma per l’utente medio e “casuale” l’impossibilità  di trasferire la Sim da iPad ad un telefono o un netbook, abbinata a qualche forma di controllo e vigilanza sul piano della rete e del software, sono sicuramente un ostacolo più che difficile da superare.

L’adozione della Micro-Sim, oltre a questo, favorisce sotto il profilo del marketing gli operatori mobili che crederanno in iPad. Poiché la Sim standard non può viaggiare da un telefono tradizionale ad un tablet Apple e quindi non sarà  possibile usare quella che acquistiamo in un negozio o quella del nostro telefonino o chiavetta HSDPA, se vorremo navigare in Internet su rete cellulare dovremo per forza comprare una Micro-Sim e un contratto da chi ha previsto un piano per iPad. Nulla impedirà , anche qui, che un operatore privo di accordo con Apple per iPad acquisti delle Micro-Sim e le metta in commercio, ma l’economia di scala sconsiglia un’operazione di questo tipo. Comprare centinaia di migliaia di Sim senza avere la garanzia di smerciarle, garanzia che si ottiene solo con un accordo di visibilità  con Apple visto che non esistono altri dispositivi che usano la Micro-Sim, potrebbe configurarsi come un atto sconsiderato dal punto di vista dell’investimento. Certo, come nel caso di cui sopra con gli accennati adattatori per collocare una Micro-Sim in uno slot per Sim, ci sarà  chi venderà  micro-taglierine per adattare le schede Sim standard allo slot Micro-Sim, ma anche in questo caso siamo di fronte ad un ostacolo di una certa portata per l’utente medio, senza contare che una scheda Sim trasformata in Micro-Sim non torna indietro nel telefono da cui arriva, a meno di usare l’ipotizzato adattatore e se si sbaglia o si cambia idea, si deve tornare in negozio per farsene dare un’altra.

Infine, per chiudere gli scenari possibili che hanno indotto Apple ad adottare la Micro-Sim, l’uso di un chip diverso da quella dei telefoni, darà  agli operatori anche una terza possibilità , quella di creare delle offerte solo dati, senza voce, Sms, Mms o altri servizi, tagliate ad hoc per quelle particolari schede. Attualmente le Sim solo dati possono essere messe anche in un telefono e usate, ad esempio, per il tethering creando più di qualche preoccupazione al carrier se si vuole creare una tariffa specifica per un dispositivo largheggiando con i GB-mese come sicuramente desidera Apple. Senza contare che usando una Sim standard per un servizio solo dati, ci potrebbe sempre esserci chi sbagliando o anche solo per fare un tentativo, userà  la scheda anche per telefonare, trasferendola nel cellulare, riuscendoci fisicamente ma senza successo dal punto di vista della funzione, occupando poi il centralino del call center per cercare aiuto e spiegazioni. Tutte cose impossibili e fastidi evitabili se si usa una Micro-Sim.

Che Apple sia intenzionata ad usare la Micro-Sim come una sorta di “blocco operatore” di nuova generazione, un “Sim lock per il resto di noi”, si sarebbe tentati di dire, cominciano per altro a sospettarlo in molti, anche alcuni esperti del settore come Carolina Milanesi, analista di Gartner di cui è research director e team and agenda manager per i dispositivi mobili. “L’annuncio dell’uso delle Micro-Sim – dice a Macitynet l’analista di Gartner, reduce dallo Yerba Buena dove ha assistito alla presentazione dell’iPad – sta interrogando molti. Ma la risposta credo che sia solo una: Apple ha voluto in qualche modo superare il concetto del blocco software, usato (per altro senza un enorme successo) in iPhone, per abbracciare una sorta di blocco dimensionale e fisico legato alla scheda. In pratica usando la Micro-Sim, Apple offre agli operatori un sistema per legare iPad ai loro servizi. Certo come nel caso del Sim Lock anche il “dimensional lock” può essere superato, ma è chiaro che la scelta va letta nella direzione di un atto che vuole rendere difficile per l’utente medio questa operazione”.

D’altra parte qualche primo effetto, anche non troppo piccolo, l’uso della Micro-Sim l’ha già  prodotto. AT&T, da tempo in travaglio sui piani dati illimitati al punto avere in qualche occasione paventato, tra mille distinguo, persino la volontà  di fare un passo indietro sulle tariffe Unlimited per iPhone, ha lanciato un’offerta molto aggressiva su iPad: 30 dollari al mese per navigazione senza limiti. Non c’è dubbio che, se al posto di una Micro-Sim ci fosse una Sim, sarebbe stato molto facile usare la scheda un po’ di qui e un po’ di là , a seconda della convenienza e molto difficile per AT&T lanciare subito e senza troppo pensarci questa offerta.

Insomma, stabilito che le Micro-Sim sono una via di mezzo tra un Sim lock mascherato e un sistema di dissuasione “morale”, sarebbe interessante capire quali saranno le conseguenze pratiche sul mercato italiano. Ci saranno operatori che abbracceranno questa strategia? 3, Tim, Vodafone e Wind, crederanno in Apple e investiranno per creare offerte ad hoc per iPad comprando le Micro-Sim da offrire ai loro clienti dopo avere stipulato un quasi inevitabile accordo con Apple? Al momento dagli operatori non trapela quasi nulla, solo un interesse per la strategia che sta dietro ad iPad coniugata però con la volontà  anche di andare a vedere le carte di Apple. Qualche cosa di più potremo forse saperne nelle prossime settimane quando le trattative dovrebbero entrare nel vivo anche se una parola definitiva non potrà  arrivare che a fine giugno o inizio luglio, magari connessa al lancio del nuovo iPhone che potrebbe essere gettato sul piatto, offerto in una sorta di bundle commerciale a favore di chi vorrà  prendere il pacchetto completo con iPad, per spostare definitivamente la bilancia e muovere gli indecisi.

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