Una religione materiale, che ha come profeta Steve Jobs, come credo “Think different” e con una comunità di fedeli che riconoscono nella Mela morsicata il simbolo di creatività e anticonformismo: questo è, in sintesi, “La religione di Cupertino”. Lo racconta Arianna Cherubini, 24 anni, neolaureata in Sociologia alla Sapienza di Roma che della sua tesi “Il caso Apple: una nuova forma di religione?” ne ha fatto un saggio, tutto dedicato ai Mac user, che sta scalando la classifica di iBookstore, che racconta l’universo dei fanatici dei prodotti Apple della società contemporanea. Macity ha intervistato l’autrice della tesi, già trasformata in libro ebook: La religione di Cupertino si acquista su iBookstore a 3,99 euro.
– La Religione di Cupertino è nata come tesi di laurea. In che materia si è laureata? Quale facoltà e università? Quale professore l’ha seguita? Qual era il titolo originale e che cosa l’ha mossa ad affrontare l’argomento?
Mi sono laureata a marzo in Sociologia presso l’Università La Sapienza di Roma. La mia tesi in Sociologia della cultura era intitolata “Il caso Apple: una nuova forma di religione?”. Il mondo Apple mi ha sempre incuriosito, ma lo spunto della tesi me l’ha dato il mio fidanzato: un patito e fanatico Apple. Con i miei studi in Sociologia ebbi poi la fortuna di affrontare degli esami sulle religioni e ciò che mi colpì di più è stato l’aspetto del “marketing” delle religioni. Mi accorsi che Apple aveva un marketing simile. Nel frattempo il mio fidanzato mi aveva totalmente convertita ad Apple.
Il mio fidanzato ha avuto l’intuizione di pubblicarla. Ammetto che non è stato facile per me rivedere la mia tesi di laurea e ripensarla come un libro. Ho rivisto i contenuti eliminando le parti più tecniche e prettamente sociologiche: certo non è un romanzo, ma rimane un “saggio”, dedicato ai fan della Mela anche se, secondo me, potrebbe incuriosire anche gli Androidiani.
– Come è nata l’idea di questa ricerca? Come ha affrontato la ricerca sull’argomento?
All’inizio non è stato facile affrontare l’argomento: il mio professore mi diede “carta bianca”. Sono scesa “sul campo” per incontrare dei “fanatici” Apple e intervistarli. Oltre ad alcuni aspetti sottolineati da tutti gli intervistati, come facilità di utilizzo, della fedeltà e dell’affidabilità dei dispositivi firmati Apple, dalle testimonianze che ho raccolto è emerso che i prodotti della Mela conferiscono uno Status Symbol a chi li utilizza. Non solo i fanatici si identificano nel “Think Different” di Apple: oltre a riconoscersi come persone che “pensano diversamente” ritengono che possedere un oggetto Apple sia segno di appartenenza ad un’elite di prescelti che lo comprendono e che possono permetterselo. Durante la stesura della tesi mi sono documentata tantissimo: ho visto tutti Keynote di Steve Jobs e letto moltissimi libri e documenti. Il testo che di più mi ha colpito è stato: “Il culto del Mac” di Kahney.
– Che cosa ha significato per lei scrivere questo libro? Si è “convertita” alla religione di Cupertino?
Scrivere questo libro per me ha significato molto. Sono orgogliosa di aver avuto il coraggio di pubblicare il mio studio. Sento di averci dedicato tutta me stessa e sono così contenta che possa incuriosire così tante persone! Mi sono convertita alla Religione di Cupertino e ho avuto anche l’occasione di recarmi nel “luogo santo di Apple”. Ho visitato il garage dove è nata Apple e mi sono sentita una pellegrina. Sono stata al quartier generale di Apple e non nascondo di essermi davvero emozionata.
– Quali caratteristiche ha la religione di Cupertino? Perché può definirsi una “religione”? I fedeli di Apple, in che cosa credono? Che cosa li accomuna?
I fedeli di Apple condividono una fede, un credo e una comunità, esattamente come i fedeli di una religione. Nelle società contemporanee le religioni stanno attraversando una fase di difficoltà perché la loro funzione di offrire punti di riferimento e di rappresentare i valori fondamentali dell’individuo deve confrontarsi con la tecnologia. Nella nostra società si sono sviluppati percorsi di vita sempre più individuali e meno collettivi: è un’epoca di abbondanza di culti e nuove forme religiose ed è possibile che parte dell’anelito religioso si trasferisca su prodotti, marche e simboli capaci di catalizzare i nostri stili di vita e le nostre identità.
Ogni religione fonda tra i suoi adepti una comunità e così fa anche il brand della Apple: c’è un forte senso di appartenenza che definisce ancora di più il “sé”. I fedeli di Apple condividono anche lo “Story telling”: Steve Jobs ha sempre raccontato storie come se fossero delle parabole in cui viene smossa l’immaginazione e si incoraggia ad acquistare e a consumare. Non è un caso che i fedeli della Mela ricordino a memoria le campagne pubblicitarie del passato! Steve Jobs è considerato un profeta. Quando Apple presenta un prodotto, schiere di fedeli affollano il luogo della presentazione, condividendo nottate e ovviamente le passioni.
È azzardato definire la religione di Cupertino una religione. Piuttosto, è una religione materiale. Ci sono elementi che richiamano la religione e il brand oggi ha degli approcci profondi, emozionali e spirituali (si dice che brand come quello di Apple stimolino le stesse aree del cervello attivate dai simboli religiosi) e, se consideriamo la vita di Steve Jobs, dobbiamo ammettere che era un genio che ha dedicato la sua vita ad un sogno tecnologico, ha invaso la nostra vita ma era pur sempre un uomo normale. Considerare Apple una religione è azzardato se consideriamo la religione un rapporto personale tra un essere trascendente e l’uomo: la religione ci tenta di spiegare la struttura dell’universo cosa che Apple non fa.
– Steve Jobs e Steve Wozniak che ruolo hanno in questa religione? Ci sono altre figure di rilievo o dei miti per gli adepti di Apple?
Steve Jobs, è chiaro, è l’unico profeta di questa religione. Ovviamente un mito importante per i fedeli è il simbolismo della Mela morsicata e tutte le storie che sono nate intorno al logo di Apple.
– Dal movimento dei Mac Evangelisti di Guy Kawasaky ad oggi, che cosa è cambiato? Quali sono secondo lei le differenze tra gli adepti del Mac degli anni Ottanta e i fedeli di oggi affascinati dai prodotti glamour, ma non tutti “esperti” Mac user?
Apple nasce in un momento storico segnato da protesta politica, uso di droghe, musica rock e soprattutto nasce in un periodo storico caratterizzato dalla diffusione della tecnologia. Mettiamo che sia stato tutto un caso: è evidente che è nata nel periodo perfetto. Apple è stata un’impresa tipica della controcultura di quel periodo; ne abbracciava e ne condivideva tutti i valori. Gli utenti di quel periodo erano i veri spiriti liberi con vere personalità creative ed eccentriche che esaltavano il significato del personal computer e vedevano in Apple qualcosa di adatto alla controcultura. Oggi, secondo me, siamo molto più affascinati dal prodotto glamour e di moda anche se rimane sempre l’esperto Mac user che crede fino in fondo ai pilastri di Apple.
La religione di Cupertino è disponibile su iBookstore a 3,99 euro.