Gli aventi diritto chiedono e Google risponde. Nuovo capitolo della saga ormai trentennale fra chi detiene il diritto di autore e chi cerca invece di “democratizzarlo”, come molti pirati della rete sostengono. Google, che con la sua funzione da motore di ricerca fa da facilitatore nelle ricerche di materiali vietati, ha risposto alle richieste delle associazioni statunitensi di aventi diritto e ha rimosso mezzo miliardo di link supposti pirati (per la precisione: 523 milioni), cioè che puntano a pagine web dalle quali è possibile scaricare illegalmente contenuto protetto dalle norme sul diritto d’autore. In sei mesi di quest’anno sono più link di quanti Google non ne avesse rimossi in tutto il 2015.
A riportare la statistica è TorrentFreak, noto sito che fa da punto di incrocio di molti dei suddetti link (e altri di altro tipo, al dif uori della normativa del diritto d’autore) che segnala come, se Google procederà con l’attuale ritmo anche nella seconda parte dell’anno, arriverà a superare quota un miliardo.
Google da tempo ha messo in piedi una serie di policy per rimuovere dai risultati delle ricerche (ma non dai processi di analisi del web che portano a compilare il database di indici del web di Google) quelli che le varie associazioni americane e non solo sottopongono come violatori del copyright. Il meccanismo in pratica prevede che in sole sei ore i link a determinate pagine di siti internet scompaiano dai risultati delle ricerche. Data la quota di mercato preponderante di Google, è come se scomparissero da Internet stessa.
Secondo molte associazioni di proprietari di diritti d’autore, però, questa accelerazione è solo inevitabile e comunque strettamente inevitabile. Man mano che accelerano le tecnologie capaci di creare pagine e link per scaricare contenuti piratati, così devono altrettanto accelerare i meccanismi per rimuoverle. E non mancano neanche le critiche.
Secondo alcuni difensori del copyright, in realtà il lavoro che Google sta facendo è sostanzialmente un “greenwash”, un lavoro di facciata per dire che sta dandosi da fare. Ma in realtà “sotto” le cose sono ben diverse e Google, per la sua stessa natura di motore di ricerca costantemente aggiornato, è invece il più grande facilitatore della pirateria del pianeta.