E’ giunta alla nona edizione la ricerca “e-readiness Ranking Results” realizzata da IBM e dall’Economist Intelligence Unit, un’overview – a livello mondiale – sulla ricettività dei mercati nei confronti delle opportunità legate ad internet e alle tecnologie digitali. “”La ricerca, intitolata “Maintaining Momentum”, è stata effettuata in 70 paesi ed è stata costruita sulla base di quasi 100 criteri quantitativi e qualitativi organizzati intorno a 6 categorie di fattori: infrastrutture tecnologiche, contesto di business, fattori socio-culturali, quadro legale di riferimento, policy e vision del governo, modelli di consumo e del business.
Uno sguardo ai risultati rivela la “pole position” degli Stati Uniti; l’Europa Occidentale risulta, invece, in posizione stagnante – con 6 paesi collocati tra i primi 10, otto paesi posizionati tra il 20° ed il 30° posto – con la sola eccezione della Svezia che occupa il 3° posto. I paesi dell’area Asia-Pacifico continuano la fase di ascesa. In particolare, Hong Kong registra un 2° posto, mentre l’Australia è passata dal 12° posto nel 2004 al 4° posto attuale.
Il nostro Paese risulta al 25° posto, con un tasso di E-readiness pari a 7,55 su 10, mentre gli Stati Uniti che guidano la classifica toccano 8.95 punti, seguiti a breve distanza da Hong Kong (8,91) e Svezia (8,85).
Per quanto riguarda la posizione dell’Italia nelle 6 categorie chiave prese in esame dalla ricerca, il nostro Paese appare nella top ten globale solo in relazione al “quadro legale di riferimento”, collocandosi al 1° posto tra gli stati dell’Europa Occidentale e all’8° a livello mondiale.
Per quanto riguarda le altre categorie, l’Italia ha una classifica tutt’altro che lusinghiera, come ad esempio per le infrastrutture tecnologiche in cui il 13esimo posto a livello europeo e il 23esimo a livello mondiale la collocano tra le peggiori fra le economie avanzate. Peggio va se si prende in considerazione il contesto tecnologico, dove l’Italia è il fanalino di coda a livello europeo * al pari della Grecia * e precipita al 41esimo posto nel mondo. Un leggero miglioramento si riscontra nelle categorie fattori socio-culturali (12esima piazza a livello europeo, 20esima mondiale), policy e vision del governo (rispettivamente 13esimo posto e 23esimo) e modelli di consumo e del business (15esima posizione europea e 27esima mondiale).
Un’ulteriore indicazione viene fornita dal trend relativo al punteggio conseguito dall’Italia nel periodo 2001-2008, che segnala un andamento sostanzialmente stabile * salvo alcune oscillazioni nel biennio 2003-2005* con una lieve tendenza positiva a partire dalla seconda metà del 2005.
La ricerca evidenzia i fattori che guidano o ostacolano i paesi nell’adottare i modelli e le opportunità legate a Internet e alle tecnologie digitali e nel favorire lo sviluppo economico e sociale di un paese. Si rivela, quindi, un utile strumento per consentire ai governi di valutare e confrontare le proprie iniziative e investimenti in ambito tecnologico con quelle di altri paesi, oltre a suggerire le aree e i paese nei quali effettuare investimenti tecnologici ritagliandoli su misura; in sostanza si traduce in un concreto strumento di business.Per quanto riguarda l’Italia, viene raccomandata:
– una politica di investimenti strategici in infrastrutture, attuata in stretta collaborazione dal governo centrale e da quelli locali.
– una stretta partnership tra pubblico e privato per assicurare un sicuro progresso in tutte le aree interessate dalla ricerca e il sostegno a progetti d’eccellenza.
[A cura di Mauro Notarianni]