Apple si castiga da sola: lo raccontano Eddy Cue e Phil Schiller durante un’intervista nella quale è emerso che l’azienda avrebbe modificato l’algoritmo di ricerca su App Store con lo specifico obiettivo di diminuire la presenza delle proprie applicazioni.
Per capire perché Apple avrebbe preso una decisione di questo tipo bisogna fare qualche passo indietro, nello specifico nel momento in cui, qualche mese fa, l’azienda finì, sulla scorta di antichi sospetti, nel mirino del New York Times e del Wall Street Journal con l’accusa di posizionare un po’ troppo spesso le proprie applicazioni in cima alle ricerche su App Store.
Ad esempio digitando “musica” la prima applicazione che la ricerca suggeriva era Apple Music ma all’interno delle prime dieci ne figuravano ben altre sette, sviluppate da Apple, che però nulla o quasi avevano a che fare con la musica.
La società ha spiegato che ciò sarebbe dovuto al fatto che, tra le funzioni del motore di classificazione di App Store, c’è quella di proporre altre applicazioni dello stesso sviluppatore.
Questa opzione è utile se si esegue una ricerca digitando ad esempio “office” perché in questo modo vengono suggerite tutte le applicazioni della suite di Microsoft, ma con Apple il discorso è più delicato visto che la popolarità delle sue applicazioni ha portato a falsare le classifiche dello store.
Una delle cause principali pare sia legata al fatto che diversi utenti iPhone e iPad utilizzano la ricerca di App Store per rintracciare le applicazioni installate sui propri dispositivi: in pratica, chiaramente per inesperienza e per la poca conoscenza del mezzo che si ha tra le mani, anziché digitare “Musica” nello Spotlight e rintracciare così l’omonima app, lo fanno dentro App Store, aumentando esponenzialmente il numero di ricerche della stessa applicazione e facendola così schizzare in cima alle classifiche.
Per restare nell’esempio dell’app Musica, subito dopo Apple Music venivano suggerite le altre applicazioni di Apple come GarageBand, iTunes Remote, Memo Vocali, iTunes Store, iMovie e persino Clips, che con la musica ha davvero ben poco con cui spartire. Di conseguenza le vere alternative ad Apple Music, come ad esempio Spotify, fanno difficoltà ad ottenere visibilità.
Tutto questo però come dicevamo è cambiato dal 12 luglio, giorno in cui Apple avrebbe modificato l’algoritmo penalizzando soltanto le proprie applicazioni: non ha cioè tolto del tutto questa funzione, «Che funziona correttamente», ma ha semplicemente deciso di filtrare soltanto le proprie, con il risultato che già dal giorno successivo molte delle applicazioni Apple avevano già perso molte posizioni in classifica.
Per dire: tra i migliori risultati per la ricerca “tv” le applicazioni Apple suggerite sono solo due anziché quattro mentre Wallet di Apple ha perso il primo posto all’interno delle ricerche “denaro” e “credito”. Può sembrare una piccola modifica ma in realtà si tratta di una bella prova di onestà da parte di Apple che in un sol colpo spenge totalmente le accuse di monopolio e di boicottaggio nella competizione con le applicazioni degli altri sviluppatori.