Alla pandemia, scarsità di chip e rincaro di elettricità, gas e petrolio si potrebbe aggiungere una scarsità di memorie Flash e conseguente rialzo dei prezzi: tutto parte da una contaminazione di materiali individuata in due stabilimenti di Western Digital (WD) e Kioxia (ex Toshiba) in Giappone.
I due costruttori, tra i più grandi al mondo nel campo delle memorie Flash insieme a Samsung, hanno annunciato la riduzione della produzione nelle fabbriche di Yokkaichi e Kitakami dove è stata scoperta la presenza di materiali contaminati. Wester Digital prevede che la riduzione della produzione è equivalente a 6,5 exabyte, quindi 6,5 milioni di terabyte.
Nel momento in cui scriviamo sembra che Kioxia non abbia fornito una previsione del taglio di produzione, ma secondo un analista di Wells Fargo, riportato da Bloomberg, la somma dei tagli di produzione di WD e Kioxia ammonterebbe a circa 16 exabyte, quindi 16 milioni di terabyte. A livello di mercato i tagli di produzione sommati insieme corrispondono a circa il 10% della richiesta di memoria flash gobale in un trimestre.
Non sorprende così apprendere che, in seguito alla notizia dell’incidente, alcuni analisti prevedono un possibile incremento dei prezzi delle memorie Flash. Un rialzo dei prezzi che andrebbe così a gravare ulteriormente sulla scarsità globale di chip e in generale sulla tendenza inflazionistica rilevata in diversi paesi, Italia e USA inclusi.
WD e Kioxia non hanno fornito indicazioni sulle tempistiche per il ritorno alla piena produttività nei due stabilimenti giapponesi. Una precisazione di Kioxia però solleva qualche speranza, perché le linee di produzione colpite dalla contaminazione sono quelle per le memorie Flash 3D, tecnologia più recente e costosa, mentre produzione e spedizione delle tradizionali memorie Flash 2D non sono interessate dal problema.
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