Anche se per l’utente casuale la domanda “Meglio una tastiera meccanica o una a membrana” non ha significato perché perlopiù le tastiere sono un mezzo per dare l’input al computer, unico mezzo, quest’ultimo, in grado di raccogliere l’attenzione di chi lo usa, da un punto di vista tecnico e di usabilità la domanda è spesso cruciale e va esaminata.
Chi si intende di auto, ad esempio, sa che aumentare la potenza di un motore conta poco se non la mettiamo in grado di scaricrla nella strada con i pneumatici giusti: allo stesso modo scoprire come una tastiera sia effettivamente in grado di migliorare (o peggiorare) sensibilmente l’esperienza utente è un dettaglio da non sottovalutare.
Abbiamo già dettagliato le differenze tra un mouse ottico e uno laser, adesso torniamo su un argomento simile per scoprire perché per alcuni una tastiera a membrana è ottima mentre altri non possono vivere senza una meccanica.
La guerra dei mondi
È buffo pensare che tastiere meccaniche e a membrana siano così diverse dal punto di vista costruttivo, di utilizzo e di mercato ma che, sostanzialmente, finiscano per fornire lo stesso scopo: permettere all’utente di trasmettere un testo al computer.
Le tastiere meccaniche sono state le prime, semplicemente perché imitavano il processo che esiteva già nelle macchina da scrivere, anche se ovviamente per quanto riguarda il computer tale processo è solo elettronico.
Il concetto di una tastiera meccanica è semplice: il tasto è costantemente spinto verso l’alto da una molla a cui la pressione del dito si frappone e, quando il tasto si abbassa sino ad un certo punto, un meccanismo rileva la pressione e attiva l’input.
La dinamica qui è drasticamente semplificata, come vedremo, ma il concetto è questo: la controparte a membrana invece sfrutta una superficie morbida (simile appunto ad una membrana) che sosta sotto tutti i tasti e che contiene una rete elettrificata. Quando schiacciamo un tasto, un nodo interrompe il passaggio di carica e attiva l’input.
Le due filosofie mostrano vantaggi e svantaggi, motivo per cui sono utilizzate in determinate e specifiche situazioni. La stragrande maggioranza dei computer portatili (che hanno tastiere incorporate) optano per la tecnologia a membrana, che permette di avere tasti e corse più sottili, mentre nel mondo del gaming le tastiere meccaniche offrono più robustezza e precisione durante la digitazione (anche se vediamo tra poco questo che cosa significa).
Due mondi diversi quindi e anche se c’è qualcuno che millanta una superiorità totale di una tecnologia rispetto all’altra molto dipende dall’uso che se ne fa, oltre ovviamente all’abitudine e alla preferenza personale.
Una sottile membrana, ma serve stare attenti
La tecnologia a membrana è molto familiare agli utenti Apple, perché le Magic Keyboard oggi offerte da sole o in abbinata agli iMac, oltre che nei MacBook Air e MacBook Pro offrono proprio questa caratteristica.
Apple offre un design praticamente identico tra le tastiere nei portatili e quelle esterne, sia dal punto di vista del layout dei tasti (dimensioni e mappatura, con le dovute eccezioni) sia per quanto riguarda il feedback durante la scrittura.
C’è da dire che il risultato è ottimo per chi scrive molto: le tastiere a membrana sono spesso molto sottili (in genere) e di conseguenza chi scrive prepara le mani in posizione e muove soprattutto le dita (spesso senza nemmeno guardare i tasti) mentre il movimento delle mani è limitato.
La limitata altezza dei tasti (corsa) favorisce anche chi scrive molto veloce perché appunto ci si mette meno a schiacciarli e meno a farli tornare in posizione, oltre al fatto che spesso non serve muovere il polso durante la scrittura.
Ma questioni personali a parte, molti costruttori optano per le tastiere a membrana nei portatili perché così possono diminuire lo spessore del computer, fattore che ad oggi è determinante nel mercato.
Ma è chiaro che questa tecnologia non è esente da difetti: le tastiere a membrana sono più delicate (troppo a volte) e per chi ha problemi nella digitazione sono più complesse e spesso anche motivo di errori perché la tecnologia a membrana non offre un feedback adatto a capire quando il tasto è stato premuto oppure no.
Inoltre è difficile proteggerle da problemi tipicamente analogici come acqua, polvere o briciole di cibo, proprio per le ridotte dimensioni dei tasti, che non possono essere cambiati: spesso la rottura di un tasto porta al cambio di tutta la tastiera.
Casi estremi
Alcuni ricorderanno lo “scandalo” (ci si passi il termine) delle tastiere dei MacBook Pro della seconda metà del decennio scorso nelle quali molti tasti si bloccavano (spesso per lo sporco, che rendeva i tasti inusabili), rendendole pressoché inutili e necessarie di intervento da parte di Apple.
La casa di cupertino ha riconosciuto il problema e con i nuovi modelli è tornata al meccanismo a forbice, rivisto, che offre maggior garanzie dal punto di vista del funzionamento.
Quello del meccanismo a farfalla non è stato nemmeno l’unico tentativo per ottimizzare ulteriormente lo spessore dei portatili: quando nel 2010 usci il primo iPad, con tastiera digitale integrata nel display, non furono pochi i tentativi da parte di diversi produttori hardware di proporre computer con display al posto delle tastiere ma l’unico risultato degno di nota è stata l’interazione della Touch Bar nei MacBook Pro nel 2016 (che sostituiva solo i tasti funzione) e, più recentemente, l’idea di Asus di proporre un tastierino numerico nel modello ZenBook in sovrimpressione rispetto al TouchPad.
Anche qui in redazione, chi usa l’iPad in mobilità, spesso per scrivere in modo professionale si serve una tastiera fisica, relegando quella virtuale solo all’occorrenza.
Meccanica per chi fa sul serio
Nonostante l’evoluzione della tecnologia a membrana (e anche alla diffusione) l’idea di una tastiera meccanica è rimasta forte in molti settori, esclusiva in alcuni.
Nel gaming, in effetti, l’uso di una tastiera meccanica è praticamente d’obbligo per molti aspetti: chi fa eSport si trova a operare in ambienti ad alto tasso adrenalinico e serve un hardware che sia in grado di supportare input molto “fisici”, così come il fatto che spesso chi gioca si trova a viaggiare con tastiera e mouse al seguito del computer nello zaino.
Il mondo delle tastiere meccaniche è molto più articolato e, se vogliamo, anche più divertente rispetto a quelle a membrana, che spesso sono seriose e formali.
Innanzitutto il fatto di essere più grandi offre un processo di costruzione più semplice, e anche la possibilità da parte degli utenti di personalizzarle di più. Inoltre la maggiore corsa dei tasti, permette agli utenti di controllare meglio l’input, conoscendo meglio la propria tastiera per capire il grado di pressione da esercitare e capire quando il tasto è stato premuto o meno.
Non mancano i casi, nei giocatori più esperti, di iniziare a schiacciare un tasto, lasciando il movimento in sospeso per qualche secondo, per essere più precisi nel momento giusto, un po’ come un cacciatore con il grilletto del fucile. Questa operazione è impossibile da fare con una tastiera a membrana.
Switch, un mondo dentro il mondo
C’è tutta una cultura relativamente alla personalizzazione delle tastiere meccaniche da gamer, nei tasti ad esempio: i più famosi e usati sono i tasti Cherry, inclusi in moltissime tastiere e che sono offerti in più versioni.
La meccanica dei tasti infatti può essere virata, passateci il termine, in più modi, per renderli più silenziosi, più metallici, più morbidi o più duri per incontrare i favori degli utenti.
I tasti prodotti da Cherry sono tra i più famosi nell’ambiente, e sono utilizzati da molti brand per le proprie tastiere: in questa ottica ci sentiamo di sottolineare come invece alcuni brand preferiscano seguire in casa l’intera filiera di produzione, progettando anche i tasti. Tra questi nomi c’è Razer, marchio leader nel gaming, che oltre a produrli per se stessa li vende anche ad altre ditte terze.
Abbiamo avuto modo di parlare con loro proprio di questo e la risposta è stata molto interessante: “I tasti Cherry hanno una lunga storia, ma fin dall’inizio sono stati creati per scrivere, non per giocare: sebbene all’inizio l’industria dei videogiochi li abbia adottati come standard in controtendenza alla tecnologia a membrana (tra cui anche Razer dal 2010 al 2014), abbiamo scelto di creare una nostra linea più specifica, adattandola ai feedback dei professionisti”.
Anche Razer, comunque, al pari di Cherry, ha deciso di produrre diverse linee di tasti meccanici (e non solo come vedremo) per diversificare il feedback cercato dagli utenti, tanto che in alcune tastiere (come la Razer Huntsman Mini) è possibile scegliere il tipo di tasti in fase d’ordine.
Razer ha introdotto, e ancora mantiene, le tastiere meccaniche in molti prodotti (come nella linea Razer BlackWidow, qui la nostra recensione) ma contemporaneamente ha iniziato a fornire una nuova tecnologia ottica per gli switch che apre il fianco a diversi miglioramenti.
Gli switch ottici al posto di un congegno fisico mostrano un laser di luce che si attiva quando premiamo il tasto, al posto di una levetta che è schiacciata: i vantaggi sono una maggiore velocità, un incremento di precisione durante la digitazione e anche il fatto che lo switch si attiva anche premendo il tasto in modo decentrato (fattore che invece negli switch meccanici tradizionali succede in modo meno preciso).
Oltre a questo, lo switch ottico riduce l’effetto di vibrazione che normalmente si ottiene con una pressione, offrendo più stabilità e permettendo all’utente di digitare più in fretta perché il tasto è, in effetti, più responsivo.
Razer crede molto in questa tecnologia, tanto che ultimamente è stata portata anche nel mondo dei mouse con incredibile successo di prestazioni (come ad esempio il Razer Viper Ultimate e Razer DeathAdder V2 Pro).
La via di mezzo
Le tastiere meccaniche sono percepite come robuste, ma spesso chiassose (per via del tipico clack ottenuto dai tasti), dall’altra quelle a membrana sono spesso tacciate di fragilità e di scarsa personalizzazione: una divisione netta, che però può trovare punti di incontro.
Come abbiamo detto i settori di mercato sono diversi, tuttavia sono arrivati dei modelli che si pongono in mezzo alle due tecnologie: chi scrive ha parlato di questa tecnologia ibrida nel modello Razer Oranata (qui la recensione della prima versione), che è stata una delle prime (ma non l’unica). I risultati sono quello che ci si aspetta: una tastiera più robusta, personalizzabile ma più morbida e silenziosa durante la digitazione. A questo punto gli utenti possono scegliere davvero tra un ampio spettro di tecnologie.
Una scelta difficile
Neil Gaiman (scrittore inglese reso celebre, tra le altre cose, come autore di quel piccolo gioiello che è Stardust) sostiene che il risultato di uno scritto possa variare in base al media con cui lo si realizza (e per questo lui afferma di aver scritto molte cose a penna), una considerazione molto profonda che purtroppo non abbiamo qui il tempo di sviscerare, ma è chiaro che scrivere con un computer è diverso che farlo con una macchina da scrivere.
Allo stesso modo operare (quindi scrivere, ma non solo) con una tastiera meccanica (grossa, robusta, caratteristica) è sicuramente diverso dal farlo con una a membrana (sottile e silenziosa) e gli utenti devono capire quale tra le tecnologie di questo articolo si sposa meglio con l’utilizzo che ne devono fare.
La risposta alla domanda che fa da titolo a questo articolo (“Meglio una tastiera meccanica o a membrana?”) quindi non c’è, o meglio è diversa per ognuno di noi: chi scrive può dotarsi di una tastiera a membrana perché più discreta e più veloce nel fraseggio, chi gioca di certo non rinuncerà ad una tastiera meccanica o ottica, chi fa entrambi magari sceglie un modello ibrido, pur con qualche compromesso di identità, anche se in alcuni casi è forse meglio scegliere una tipologia e ottenere il meglio da essa.