Alessandria d’Egitto, nord del Paese. Una coppia di cavi, chiamati Flag Europe-Asia e SeaMeWe-4, troncati senza una apparente ragione. Due link da 620 Gbps ciascuno, che tengono in rete sia il Medio Oriente che l’Asia meridionale (soprattutto l’India) che all’improvviso non ci sono più. Potrebbe essere il tema di un soggetto alla 007, la punta dell’iceberg di chissà quale storia di spionaggio ed azioni coperte internazionali. Invece, è solo la triste realtà per alcune centinaia di milioni di persone, che si trovano all’improvviso senza connessione Internet. E senza una ragione.
Gli allarmi si sono succeduti nelle scorse ore, a partire da quelli del governo egiziano, che vede il 70 per cento della sua popolazione privata di connessione. Molto spesso connessione lenta e soprattutto teorica, visto che mancano probabilmente molti dei punti di accesso con la densità che è invece presente in Europa e soprattutto negli Usa. Nonostante questo, una inspiegabile mancanza.
Per rimediare, il traffico che arrivava attraverso i cavi sottomarini del Mediterraneo adesso viene reindirizzato via il Sud Est asiatico, attraverso il Pacifico e anche con le dorsali “laterali” che toccano l’Africa nella costa occidentale. Una ragnatela complessa da gestire e che solo in parte funziona in modalità totalmente automatica (come prevedono i protocolli di Internet che utilizzano tecniche studiate apposta per evitare le strozzature e le interruzioni) ma deve appoggiarsi anche sugli interventi degli operatori che gestiscono i cavi sottomarini e le altre forme di collegamento a lunga distanza.
La rottura della coppia di cavi, accaduta nella mattinata del 30 gennaio, ha avuto un tempismo notevole, visto che sono numerosi i progetti di collegamenti che vengono finanziati in questo periodo per tenere unita l’Europa all’Egitto: vera e propria porta verso un’ampia parte del mondo quest’ultima.