Nel corso di un meeting aziendale che si è svolto giovedì 27 agosto, il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, parlando dell’App Store ha affermato che questo “blocca l’innovazione” e rende impossibile la concorrenza; a suo dire Apple sfrutta l’App Store per ottenere guadagni da “rendite monopolistiche”.
Il commento del CEO di Facebook è riportato dal sito BuzzFeed News riferendo che è stato pronunciato mentre erano collegati 50.000 dipendenti del social tramite webcast. Secondo Zuckerberg, Apple applica una “stretta mortale” in qualità di “custode” di ciò che può essere installato o meno sui suoi telefoni.
Facebook è certamente irritata per le regole dell’App Store che hanno bloccato una nuova app dedicata al gaming e al mondo dello streaming. L’azienda di Zuckerberg ha provato più volte a modificare l’app che doveva proporre giochi di vario tipo ma Apple ha sempre rifiutato evidenziando quanto riportato nella sezione 4.7 delle linee guida per gli sviluppatori dell’App Store che ammette i giochi HTML5 a patto che questi non siano proposti con un’interfaccia che somiglia quella di un negozio virtuale e non consente di proporre giochi di azzardo dove si gioca con denaro reale.
Altro scontro tra Apple e Facebook ha riguardato una funzionalità per fare modi agli utenti del social di acquistare, direttamente tramite l’app del social nework, biglietti per eventi online, evidenziando che il 30% del costo sostenuto dall’utente sarebbe stato trattenuto, come sempre, da Apple. Facebook ha riferito di avere chiesto una deroga ad Apple per permettere che l’intero pagamento potesse arrivare agli organizzatori degli eventi ma la Mela avrebbe rifiutato.
Altra cosa che non piace a Facebook è una novità di iOS 14 che renderà più complesso tracciare le attività degli utenti, a discapito di chi vive di pubblicità basate sul tracciamento degli utenti. Con iOS 14 l’utente potrà impedire alle app di tracciare le proprie attività su Internet, rendendo complesso se non impossibile per Facebook ottenere ricavi dai suoi sistemi di tracciamento, perdendo buona parte degli introiti che ottiene dagli annunci “targettizzati”.