Ma se pensate che le ore trascorse prima con Dan e poi con Bert siano state “solo” un interessante corso su Photoshop vi sbagliate di grosso: Dan parla un divertente italiano molto maccheronico mentre Bert è un visionario capace di farci “vedere” il mondo con altri occhi. In entrambi i casi il divertimento non è mancato, così come le sorprese, per due sessioni il cui termine “incredibile” calza a pennello parlando dei contenuti, ma nelle quali il tempo è volato anche grazie alla capacità di questi personaggi di mantenere viva l’attenzione con esempi, battute, notizie storiche, dialoghi serrati con Alessandro Bernardi che nei due giorni ha fatto il papà un po’ per tutti.
Dal nostro punto di vista, inutile dire che nonostante Photoshop esista sia per Mac che per PC, la presenza di computer con la Mela era molto forte: due MacBook Pro sono stati utilizzati per le sessioni di Dan e Bert (con Photoshop CS4 e CS5, in entrambi i casi in italiano), ma forte era la presenza di altri MacBook e MacBook Pro anche tra il pubblico, con un utente che ad un certo punto ha però preferito consultare la sua e-mail da un iPad.
Nel corso delle giornate abbiamo scoperto che Bert Monroy non è solo un pioniere di Photoshop, mostrandoci una immagine dei floppy disk con la primissima versione di Photoshop, con l’allora nome Display (sono suoi alcuni dei pennelli di default di Photoshop), ma anche uno dei primi e più vecchi utenti di Mac OS: a questo proposito ci ha confermato che a fronte della attuale piccola “guerra fredda” tra Adobe ed Apple sul tema Flash, la casa di Photoshop ha spostato alcune importanti risorse umane su di un nuovo progetto interamente dedicato alla piattaforma iPad (si tratterà forse della versione di Lightroom dedicata ad iPad di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa oppure di una nuova versione di Photoshop per iPad? Impossibile scucire una parola di più a Bert).
E Dan Margulis? Quando gli abbiamo chiesto se per i suoi lavori utilizza un Mac o un PC ci ha guardato storto chiedendoci, nel suo italiano del New Jersey: “Che cosa è un PC?”.
Primo giorno: il metodo LAB con Dan Margulis
Per chi non ha mai sentito parlare di Dan Margulis (al suo secondo appuntamento in Italia dopo le classi dell’anno scorso), basti sapere che è considerato uno dei massimi esperti al mondo nelle tecniche di correzione del colore e uno dei primi tre personaggi ad essere incluso nella prestigiosa “Photoshop Hall of Fame” nel 2001. Ma a vederlo Dan sembra di più il classico americano in vacanza, con un forte senso dell’umorismo che diventa irresistibile quando parla un italiano tipico d’oltreoceano: gentile, estremamente disponibile per essere qualcuno che ha l’intero mondo come bacino di utenza, e soprattutto capace di raccontare il suo sapere tanto all’utente che da anni utilizza Photoshop in diversi modi, quanto a quello che si sta avvicinando al vasto e insidioso mondo del colore.
Per tutto il primo giorno Dan ha parlato del metodo LAB, nel quale Photoshop divide il colore non nei tre canali che tutti conosciamo (RGB: Red, Green e Blu) ma in altri tre, che descrivono le informazioni basandosi sulla luce (nel canale L), oppure in due differenti frequenze di colore (A e B). Questo concetto, che apparirà astratto ai più (in fondo siamo abituati al metodo RGB sin da bambini, quando ci hanno mostrato la TV), è apparso invece subito chiaro anche grazie alla brillante introduzione di Alessandro Bernardi poco prima dell’intervento di Dan.
Il resto della giornata si sono visti esempi di correzione colore passando “allegramente” (per lui, ovviamente, noi in molti casi eravamo esterrefatti) dal metodo RGB a LAB e viceversa, per ottenere il meglio da entrambi. Molto interessanti, ma estremamente verticali, sono apparse alcune sue tecniche come Uomo di Marte per l’esaltazione dei colori nelle immagini con scarso contrasto e l’Inverted Overlay (che in italiano suona un po’ come il Sovrapponi invertito, decisamente meno d’impatto) per un ritocco più deciso.
Per chi come noi è abituato ad utilizzare Photoshop con svariati strumenti è stato davvero spiazzante notare come Dan abbia eseguito correzioni colore inimmaginabili utilizzando in pratica solamente il cambio di Metodo colore, la regolazione Curve, il comando Applica e quello Fondi se: non è sfuggito a nessuno il particolare che Dan non utilizzi maschere e selezioni dirette, che invece sono alcune delle prime tecniche che si imparano con il programma di Adobe, e anche che l’utilizzo di alcuni metodi di fusione come Moltiplica e Sovrapponi siano utilizzati più che altro all’interno del comando Applica (che chi scrive queste righe ha del tutto rivalutato dopo la sessione di Dan) invece che direttamente nel pannello Livelli.
Uno dei motti emersi è stato “non esistono cattive immagini, solamente cattivi fotoritoccatori”: a questo proposito, dopo qualche considerazione su diversi fotografi professionali con i quali ha dialogato in alcuni corsi, Dan ha illustrato come rendere interessanti anche alcuni scatti generalmente considerati poco attraenti, anonimi e addirittura sbagliati, perché magari eseguiti in condizioni difficili.
La giornata si è chiusa con una sessione di domande e risposte all’interno della quale Dan ha illustrato un paio di tecniche per l’eliminazione totale ed indolore del rumore digitale e relativo effetto moiré negli scatti con l’utilizzo del metodo LAB e di un paio di semplici filtri: un passaggio a dir poco geniale che da solo è valso il viaggio e che Dan ha risolto come una semplice routine.
Alla fine della giornata si è svolto un sorteggio di una copia di Photoshop, che l’emozionato vincitore ha potuto ritirare proprio dalle mani di Margulis in persona.
Secondo giorno: creatività con Bert Monroy
Per la prima volta in Italia, Bert è apparso sin da subito per certi versi l’antitesi di Dan: laddove il primo è focalizzato sulla normalizzazione delle foto e delle immagini utilizzando pochi comandi ma in modo estremamente verticale, Bert rappresenta probabilmente la parte più hippy di Photoshop. Filtri, Maschere, Calcoli, Livelli, Distorsione e Alterazioni sono solo alcune degli strumenti che sono stati mostrati per creare oggetti partendo da… un documento vuoto.
L’arte di Monroy sembra infatti non avere confini: in alcune immagini che ci ha mostrato, sono state letteralmente ricostruiti in digitale degli scenari come una stazione dei treni, l’insegna esterna di un ristorante, il tavolo della cucina, tutti interamente creati con il solo utilizzo degli strumenti di Photoshop e con un uso sapiente dei Pennelli. D’altra parte oltre ad essere anch’esso stato inserito nella “Photoshop Hall of Fame” nel 2004, Ben è autore di quella che è considerata ad oggi l’immagine più complessa mai realizzata, Damen, un file PSD che contiene più di 15.000 livelli, 500 canali alfa e oltre 250.000 tracciati (avete letto bene!). A dire il vero, Ben ci ha confessato che Damen sta per essere superata dalla sua nuova creazione, ancora incompleta, riguardante una veduta di Times Square.
La giornata con Monroy è cominciata con l’analisi di alcuni lavori, dal punto di vista tecnico: Bert ha spiegato come sono stati realizzati alcuni aspetti dei suoi lavori e come sia molto importante applicare alle creazioni di Photoshop il realismo percepito dall’occhio umano, analizzando a fondo aspetti spesso considerati secondari, come la rifrazione della luce nelle diverse superfici, lo spessore di alcuni particolari come la ruggine oppure la giusta angolazione di una immagine riflessa a seconda dell’altezza e della posizione punto di vista.
Se per Dan Margulis “non esistono cattive immagini”, per Bert è “necessario utilizzare gli strumenti a prescindere dal loro nome”, focalizzandosi solamente sul risultato che si vuole ottenere: così non ci è parso strano l’utilizzo di alcuni Stili di Livello come Bagliore interno per dare spessore ad una immagine, oppure lo strumento Muovi per creare una virtualizzazione della riflessione nello spazio.
Monroy ha deliziato anche il pubblico con divertenti pillole riguardanti alcuni strumenti di Photoshop CS5 come Riempi in base al contenuto ed Alterazione marionetta, nonché alcuni effetti creati con gli strumenti 3D. Per soddisfare una platea desiderosa di “magie” Monroy ha creato una bottiglia di birra partendo da un tracciato, la griglia tipica della parte frontale di un Mac Pro tramite semplici pennellate, generato una serie di capelli virtuali utilizzando solamente un pennello ed una luce al neon con effetti di rifrazione, utilizzando il comando Calcoli e Tracciati.
Nel corso della giornata, nel mentre che Monroy analizzava le domande dei presenti, la platea è stata deliziosamente intrattenuta da Tiziano Fruet, definito da Alessandro il “Monroy italiano”, prima in una analisi tecnica di una realizzazione tridimensionale di un oggetto (sfruttando Fuoco prospettico e Altera) e poi in modo più fantasioso, nella costruzione e applicazione di alcune pennellate artistiche con effetti di colorazione.
La seconda giornata si è conclusa con il sorteggio di una copia di una Creative Suite, e di alcune preziosissime stampe (realizzate da EPSON, che ha tra l’altro fornito i due proiettori, operazione tutt’altro che facile dato l’altissimo livello di aspettative alle sessioni, eseguita in modo esemplare) relative ad alcuni lavori di Bert Monroy.
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