Un magistrato in Corea del Sud vuole arrestare Jay Y. Lee, vicepresidente di Samsung, facendo seguito alle indagini che hanno portato all’impeachment della presidente sudcoreana. Stando a quanto riportano sia The New York Times, sia Los Angeles Times, il magistrato avrebbe appurato il coinvolgimento di Lee nello schema di corruzione che ha portato a dicembre dello scorso anno alle dimissioni della presidente Park Geun-hye.
Jay Y. Lee (48 anni) è, di fatto, a capo del conglomerato Samsung che si occupa delle varie attività del gruppo, essendo l’unico figlio del presidente Lee Kun-hee, da tempo malato. Indagini avrebbero appurato che Jay Y. Lee avrebbe dato il consenso per donazioni multi-milionarie a fondazioni di società facenti capo a Choi Soon-sil, la principale protagonista dello scandalo, finita in carcere con accuse di estorsione e truffa che avrebbero interferito con le attività di governo. Nell’ultima settimana Jay Y. Lee è stato interrogato dalla polizia per più di venti ore, sospettato di aver elargito finanziamenti in cambio di favori politici.
La posizione di Lee si è aggravata dopo l’arresto del presidente del National Pension Service, Moon Hyung-pyo, il quale ha ammesso di aver fatto pressioni per far approvare – quando era ministro – la controversa maxifusione dell’anno scorso tra due affiliate del conglomerato, Cheil Industries e Samsung C&T. Subito dopo l’approvazione, Jay Y. Lee si era incontrato con la presidente Park: gli inquirenti sospettano che questa avesse chiesto al vertice di Samsung di erogare finanziamenti a entità al cui capo era legata la sua amica di Choi Soon-sil. Questa, avrebbe sfruttato i suoi legami con Park per estorcere a varie aziende sudcoreane decine di milioni di dollari sotto forma di “donazioni” a favore di fondazioni private da lei dirette.