Non c’è nessun mistero dietro all’assenza di Jobs al Macworld. Apple semplicemente non intende fare alcun investimento su un evento da cui ha già deciso di ritirarsi in via definitiva. Queste le prime parole ufficiali di Cupertino sulla decisione del Ceo di non tenere il discorso ufficiale all’evento.
A parlare, anche se brevemente, dell’assenza di Jobs è il portavoce di Apple, Steve Dowling, uno dei portavoce di Cupertino. “Il discorso – ha detto a C/Net Dowling – sarà tenuto da Phil Schiller perché questo sarà l’ultimo anno di Apple all’evento. Non ha senso per noi fare un investimento di primo piano in una fiera di settore alla quale non parteciperemo più”
Per una coincidenza Schiller fu anche l’ultimo manager Apple a tenere un keynote Apple a Parigi per Apple Expo. Il capo del marketing di Cupertino venne reclutato per sostituire Jobs all’ultimo momento, in conseguenza del ricovero ospedaliero del Ceo e alla sua convalescenza dopo l’intervento chirurgico per la rimozione del tumore al pancreas. L’anno dopo Jobs fu presente per una conferenza stampa, ma non ci fu alcun keynote; l’anno successivo Apple ridusse molte la sua presenza a Parigi per poi cancellare lo stand.
Intanto IDG Expo, che sicuramente è la realtà più danneggiata dalla scelta di Cupertino, cerca di fare buon viso a cattivo gioco. “Il Macworld Conference & Expo – dichiara il capo del gruppo che si occupa delle fiere ad Ars Technica – ha prosperato per 25 anni grazie al supporto di migliaia di membri della comunità Mac su scala mondiale. Siamo intenzionati a servire i loro interessi al Moscone Center anche il prossimo anno, dal 4 all’8 gennaio”.
I propositi di Kent non sono molto diverse da quelli che IDG Expo avanzava qualche anno fa, quando Apple si ritirò dal Macworld Expo della costa Est. L’evento, spostato da New York a Boston, sopravvisse però solo per due anni. Nel caso del Macworld Expo di San Francisco qualcuno sospetta già oggi che quella esperienza non si ripeterà e che non ci sarà alcun Expo nel 2010. “Penso che sia la fine del Macworld Expo – dice a Macworld USA Michael Gartneberg – è la fine di un’era. Apple a differenza di molte altre società è in grado di attirare l’attenzione dei giornalisti e degli analisti quando e come vuole. Senza Jobs – dice Gartenberg riferendosi all’evento di quest’anno – penso che sarà un Macworld molto sottotono”.
Il Macworld Expo venne tenuto per la prima volta nel 1985. Per 20 anni si tenne due volte l’anno negli Usa (a San Francisco e Boston, poi a San Francisco e New York e infine, come accennato, ancora a San Francisco e Boston). Il Macworld si teneva una volta l’anno (solitamente in febbraio) anche a Tokyo; in giro per il mondo molte fiere (tra cui anche Smau a Milano) vedevano la presenza diretta di Apple con suoi stand e spazi riservati ai partner; quasi sempre in queste occasioni Apple lanciava i suoi prodotti più rilevanti. Cupertino ha cominciato a ridurre la sua visibilità in coincidenza con l’incremento dell’incidenza di Internet come sistema di comunicazione globale aumentando gli eventi ad hoc per il lancio di prodotti.
Tra le ragioni che hanno indotto Apple a cambiare il trend, oltre che la riduzione di costi e un mutato conteso che la sta portando ad avere una visibilità costante grazie a spazi presso i grandi retailer, i suoi punti vendita diretti e negozi dei rivenditori allestiti con meticoloso rigore, anche la necessità di avere un migliore timing per la presentazione dei suoi prodotti.
L’obbligo di tenere qualche cosa in serbo per i keynote di Jobs era diventato una palla al piede, un vincolo pesante con un ritorno negativo sull’agilità nell’affrontare il mercato; di fatto la “one more thing” obbligata, pena la delusione dei clienti e (peggio) degli investitori, impediva a Cupertino di arrivare sul mercato con quello che aveva pronto quando questo era pronto costringendola a preannunciare qualche cosa o a posticiparne la presentazione con il risultato, in tutti e due i casi, di spargere delusione e malcontento.
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