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Macworld addio

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Apple annuncia due cose: Steve Jobs non terrà  il suo consueto keynote al Macworld Expo di San Francisco (al posto suo ci penserà  il vice Phil Schiller) e questa che viene sarà  l’ultima edizione dell’ultima tra le fiere dedicate all’azienda di Cupertino alle quali Apple partecipa.

Sì, perché (vale la pena ricordarlO) il Macworld non è una fiera fatta da Apple, bensì dal gruppo Idg, che si occupa anche di analisi di mercato e pubblicazione di testate d’informazione. Proprio come succedeva con l’Apple Expo di Parigi, “suicidatosi” dopo che non solo Apple ha smesso di partecipare, tre anni fa, ma ha anche deciso di fare eventi-spot di poche ore proprio in concomitanza con la morente edizione dell’Apple Expo parigino.

Perché finisce questa fiera, così come peraltro sono finite le altre edizioni di New York e di Boston? La riposta facile ma fuorviante è articolata sulla salute di Steve Jobs, il capo di Apple nonché immagine del gruppo. Ma è, appunto, una riposta troppo facile. COn tutta probabilità  non c’entra niente la salute di Jobs, che nel 2004 si è operato di un tumore al pancreas ma che successivamente ha dichiarato di essersi ristabilito e che non potrebbe “uscire” dalla scena con golpe siffatto a pena di pesantissime sanzioni da parte della Sec, la Consob americana, per turbativa di mercato: a lui e ai manager che avessero informazioni rilevanti sul suo ipotetico ritiro.

A pesare è la crisi e un profondo cambiamento del modello di comunicazione di Apple. Dal versante della crisi, già  Belkin (numero uno per gli accessori iPod-iPhone), Seagate (dischi e memorie) e Adobe (software per la creatività ) hanno annunciato che per i tagli non sarebbero state presenti. Insieme a loro, molte altre aziende preferiscono sfilarsi, per risparmiare in un momento di magra generalizzata. Cosa succederebbe se il Macworld si presentasse con i padiglioni vuoti? E se la stessa Apple non avesse niente di sostanziale da annunciare (a parte il nuovo Mac mini, identico con tutta probabilità  al suo predecessore?), quale impatto avrebbe la situazione sui conti di Apple?

Steve Jobs si defila, e nel defilarsi lascia a Phil Schiller, l’uomo del marketing e uno dei motori più “potenti” di Apple anche per l’immagine, il compito di comunicare il cambiamento di passo. Un cambiamento di passo già  mostrato negli ultimi tre anni con numerosi eventi “ad hoc”, a cui i giornalisti vanno comunque, che vengono raccontati e commentati in diretta Internet dagli appassionati di tutto il mondo e che spiegano perché Apple ritenga di avere un altro canale, molto più efficace, per comunicare. Un canale senza i costi di quello che invece viene a costare la presenza al Macworld.

Come sarà  adesso il mondo senza Macworld? Molti se lo chiedevano con tristezza quando hanno chiuso le edizioni newyorkesi e bostoniane oppure quando l’Apple Expo parigina venne svuotata della presenza dello stand Apple. Ci sarà  tristezza per un appuntamento fisso nella prima metà  dell’anno nuovo con Apple e con Steve Jobs che adesso non si farà  più. Infatti, niente è per sempre. Neanche il Macworld.

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