Su Network Jack – un sito dedito alle esperienze in rete – è apparso un articolo di Brian Blood che dimostra come il passaggio di Apple alla piattaforma Intel sia stata la mossa giusta, introducendo prestazioni doppie o addirittura triple rispetto al sistema Xserve 2.0 Ghz DP G5 consumando un quinto della potenza.
Ma andiamo con ordine. La storia inizia nel 2003 quando il classico buon cliente, alle prese con web application sempre più fameliche di potenza, cresce e aggiorna i suoi sistemi passando da un sistema Xserve 1.0 Ghz DP G4 al nuovo Xserve 2.0 Ghz DP G5 affiancato da un RAIDell server per far girare il database. Il sistema funziona fino a che si presenta l’esigenza di crescere ulteriormente sia in termini di potenza sia in scalabilità . Siamo nel 2006. E questo è già un dato interessante: il sistema ha retto per ben tre anni, dimostrando una volta di più la capacità delle macchine Apple di garantire nel tempo gli investimenti fatti. A questo punto, la svolta. Considerazioni legate al consumo energetico dei sistemi PowerPC hanno spinto Apple a passare alla piattaforma Intel. Analoghe preoccupazioni ha il nostro fornitore. Si presenta l’occasione di verificare sul campo la bontà della scelta di Cupertino: il sistema in uso – basato su tecnologia IBM PowerPC – viene rimpiazzato dai nuovi MacMini Intel 1.66 Ghz Core Duo con 2 GB di RAM Apple e un Hard Disk Hitachi E7K100 60GB 7200rpm SATA. Costo totale del sistema: 1000 dollari. Qualche modifica alla configurazione del server (spazio per le sessioni, updates CVS, gestione degli upload, config di Apache, log centralizzato del server) e.. via! Server ready. Tutto fila liscio che è un piacere. Lo spazio ridotto del case e i consumi minimi del sistema consentono ampi spazi alla scalabilità . Al primo MacMini se ne affiancano altri: ben sette nello spazio rack di ciascun Xserve.
Il risultato? Secondo Brian Blood la nuova web farm Intel – implementata su 14 MacMini – ha garantito la potenza di 28 Xserve G5, un consumo equivalente a quello di 5 Xserve G5 (8.4A contro 9A), un considerevole risparmio di spazio e di costi. E questo è tutto. E non è poco.
[A cura di Fabio Bertoglio]