Se avete un Macbook Air e dovete prendere un volo state in campana: per qualcuno il nuovo computer di Apple è un oggetto misterioso, quasi alieno, il cui funzionamento e scopo è sconosciuto e come tale capace da gettare sospetti su di esso e su chi se lo porta in giro.
L’esperienza, a metà tra un siparietto comico e un fastidioso quanto preoccupante indizio sul livello di flessibilità mentale di qualcuno degli addetti ai check point degli aereoporti americani, è stato vissuto da Michael Nygard, di professione programmatore esperto in codice Java e frequent flyer. Lo scenario: l’aeroporto di San Josè. à stato in questo contesto che il buon Michael ha sperimentato sulla sua pelle come per quanti sforzi abbia fatto Jobs con le sue campagne di marketing, qualcuno non conosce il potenziale d’innovazione di Apple.
Proprio il fatto che MacBook Air non è un computer come tutti gli altri, infatti, ha messo in fibrillazione gli addetti alla sicurezza. Individuato il computer sul nastro che passa nel tunnel ai raggi X, la persona al display ha immediatamente fermato il nastro e chiamato un altro responsabile. Rapido consulto e la decisione di estrarre il portatile e di chiamare a rapporto il proprietario, collocato a debita distanza dal computer. Intorno al MacBook, spiega Nyagard, si è ben presto assiepata una piccola folla: una decina di persone che cercavano di capire che cosa fosse quel “dispositivo” (questo il termine usato) non identificato. Un oggetto misterioso per gli esaminatori: niente porte Ethernet, niente lettore di dischi e neppure niente disco fisso, come era evidente dall’immagine stampata dal lettore ai raggi X. Quando un agente più giovane è arrivato a dare manforte cercando di spiegare che si trattava di un vero computer, e che al posto del disco fisso c’era una memoria flash “come quella delle macchine fotografiche”, i punti interrogativi idealmente dipinti sul volto dell’assemblea consultiva, non di dissipavano, ma si stagliavano ancora più netti.
Solo a quel punto entrava in scena “il capo” che, pur consapevole che non esisteva alcun documento della TSA (Transportation Security Administration, l’ente che si occupa della sicurezza negli aereoporti americani) che faceva cenno a cose simili a MacBook e che quindi quel “coso” poteva anche non essere autorizzato, decideva di chiamare il proprietario per la prova finale: accenderlo. Solo a fronte del “bong” d’avvio e del desktop di Mac Os X, lo scetticismo cominciava a dissiparsi anche se non del tutto. Nonostante la non piena convinzione sul fatto che si trattasse di un computer portatile il gran consulto consulto si scioglieva dando la sua benedizione: “Bisogna capire – è stata l’auto assoluzione – anche la TSA deve obbedire alle regole della TSA…”.
Peccato che a quel punto il volo del povero Michael fosse già partito…