Design straordinariamente compatto ed efficiente fuori, molto meno dentro. Questo il giudizio del Nikkei Electronic Teardown Team, un gruppo giapponese ultra specializzato in smontaggio ed analisi dei dispositivi elettronici. Lo ‘squadrone’ pubblica l’esito della sua ricerca e le sue opinioni su TechOn, un sito che si occupa di tecnologia e che ha un occhio di riguardo per tutto quanto arriva da oriente.
L’oggetto delle critiche del gruppo, di cui si fa portavoce Mayuko Uno, sono le soluzioni adottate che hanno comportato, almeno secondo quanto sostengono alcuni ‘esperti’ del settore interpellati nel contesto dell’esame, un costo più alto di quello che sarebbe stato possibile. A titolo di esempio si citano le ben 30 viti che tengono in posizione la tastiera e l’uso del taglio dei metalli per conferire la forma invece che la loro fusione in stampi. Qualcuno degli ingegneri avrebbe ipotizzato che un simile design non avrebbe avuto l’Ok da altri produttori che non fossero stati Apple.
Una delle ipotesi avanzate per la discrepanza tra concept e forma, estremamente avanzati, del MacBook Air, e il modo in cui è stato assemblato, è nel partner prescelto. Hon Hai Precision Industries, il probabile assemblatore, non avrebbe apportato alcuna modifica al disegno proposto da Apple limitandosi ad eseguire. Questo, dice il Nikkei Electronic Teardown Team non sarebbe possibile in Giappone dove sono gli stessi assemblatori, in base alla loro esperienza, a fornire suggerimenti su come migliorare il design.