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MacBook Pro Core i7: più riscaldamento che surriscaldamento

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Il nuovo MacBook Pro 17″ scalda se sottoposto a test e condizioni di utilizzo estreme ma, anche in questo caso non si surriscalda. Soprattutto il processore Core i7 viene mantenuto ad una temperatura inferiore al limite di funzionamento imposto da Intel infine, dettaglio più importante, la temperatura dello chassis non risulta mai pericolosa per l’utente.

Sono queste in sintesi le considerazioni che non solo alcuni siti specializzati ma anche diversi lettori ci segnalano dopo l’allarmismo generato da una prova eseguita dalla redazione di PC Authority in cui il nuovo MacBook Pro 17″ con Intel Core i7 viene giudicato persino troppo caldo per essere toccato e di cui avevamo parlato anche noi di Macitynet.

Secondo PC Authority la macchina segnalava, in particolare, temperature giudicare estremamente alte per il processore, pari e anche superiori ai 100 gradi, e anche un generale, diceva sempre il sito, il surriscaldamento dello chassis unibody in alluminio. In quest’ultimo caso, sempre secondo PC Autorithy la temperatura raggiunta sarebbe stata addirittura pericolosa per la salute dell’utente.

In realtà per quanto riguarda il processore, a ben guardare e confrontando le spcifiche con quelle definite da Intel, il chip rimane dentro alla temperatura massima di funzionamento definita nelle specifiche termiche dell’Intel Core i7 versione Mobile e siglato I7-620M che sono di 105 gradi, temperatura che per altro non è certo inusuale per i processori di ultima generazione di Intel che si aggirano praticanente tutti intorno a questa soglia. Da parte sua Apple opera costruendo la macchina e definendone il comportamento intorno a queste stesse specifiche: quando i sensori rilevano una temperatura che si avvicina alla soglia massima, il sistema fa partire le ventole di raffreddamento che mantengono la CPU al di sotto delle soglie di sicurezza. In qualsiasi sistema Mac o PC quando la CPU raggiunge la temperatura massima un sistema di sicurezza integrato direttamente nel processore, proprio per salvare il prezioso componente, blocca immediatamente tutto il sistema che può essere di nuovo utilizzato solo quando la temperatura è diminuita.

Per quanto riguarda invece la temperatura raggiunta dallo chassis in alluminio la redazione di PC Authority sembra avere decisamente calcato la mano. Un surriscaldamento nella zona del telaio in sui si trova la CPU è fisiologico per qualsiasi notebook Mac o PC dotato di processori Intel particolarmente spinti. Questa situazione si viene però a creare solo quando processore e scheda video sono entrambi utilizzati al massimo della potenza per un periodo di tempo prolungato. In ogni caso la temperatura raggiunta anche nella zona più calda del telaio è lontana dal poter essere considerata pericolosa, mentre la temperatura per il resto dello chassis, inclusa la parte che poggia sulle gambe dell’utente ha raggiunto nelle prove estreme di PC Authoriy i 40 gradi, una temperatura sì elevata ma tutt’altro che pericolosa, in sostanza 3 gradi in più rispetto alla temperatura corporea.

L’unico elemento di un certo spessore che resta in piedi è nel raffronto con il Fujitsu Siemes usato come termine di paragone, la cui temperatura di esercizio è al di sotto di quella del Mac. Ma qui potrebbero entrare in gioco strategie diverse e che ruotano intorno al design; la macchina Windows potrebbe avere puntato su elementi costruttivi meno sofisticati dal punto di vista dello stile rispetto a quelli del Mac, e per questo avere gruadagnato maggior spazio interno per gli elementi di dissipazione del calore. Apple potrebbe, invece, avere creato un sistema più compatto, più sottile con uno spazio ridotto che determina una temperatura più elevata; toccherà all’utente a questo punto scegliere se preferisce un computer più freddo ma, a seconda dei gusti, meno raffinato o uno più caldo ma con un profilo più sottile o materiali più ricercati. Ma anche optando per quest’ultima soluzione ci sarà sempre la garanzia che il processore resta al di sotto dei limiti imposti da Intel e senza più rischio di ustionarsi le gambe di quante non se ne abbiano tenendo in grembo un gatto.

Ringraziamo Fabio Zucconi per la segnalazione.

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