Le indiscrezioni raccolte da Macity nei giorni scorsi fanno pensare che Apple sia al lavoro su un po’ di novità: ad esempio lo speed-bump (ma purtroppo non il redesign) degli iPad mini, le funzionalità AirPower, le custodie wireless charging e le cuffie AirPods 2 e alcune altre novità.
Fra queste, però, le due più interessanti sarebbero i nuovi display da 6K e soprattutto i nuovi MacBook Pro 16 pollici, vere e proprie “bestie da soma”, “mostri di potenza”, che prenderebbero il passo giusto per la elite dei produttori professionali di contenuti.
Ma cosa vorrebbe dire avere questi apparecchi sul mercato? Intanto, distinguiamo tra conseguenze del primo e del secondo ordine. Le prime sono le più interessanti per chi lavora nel settore della tecnologia e usa i Mac per la propria creatività e per lavori in cui la potenza e la velocità sono un fattore critico.
Per questo soggetti i nuovi MacBook Pro, che prenderebbero sostanzialmente il posto dei vecchi diciassette pollici (usciti dal listino nel 2012), sarebbero le nuove ammiraglie. Potenza da vendere con scheda grafica e componentistica da computer di prima fascia, e prezzo da fantascienza.
Dimenticate subito i computer per tutti: questi portatili sarebbero alla portata dell’utente medio né più né meno di una Formula Uno: ci vorrebbe il patentino solo per guidarle. E lo scopo sarebbe proprio questo: dare agli sviluppatori e ai creativi uno strumento che sia senza pari, alzando decisamente la barra anche rispetto al MacBook Pro 15 pollici che abbiamo recensito in passato quando è stato realizzato.
La decisione di lanciare anche un monitor da 6K come risoluzione, cioè con una densità di pixel spaziale, capace di ipnotizzare anche una cometa, servirebbe a riportare dentro il perimetro di casa una tecnologia, quella dei monitor, strategica per i professionisti ma sulla quale Apple aveva lasciato cadere la palla e si era affidata a terze parti, soprattutto LG.
Adesso è arrivato il momento di ritornare a cavalcare questa direttrice, perché chi compra computer extra-potenti poi ha davvero bisogno del monitor esterno. Il MacBook Pro da 15 e da 17, con l’aggiunta di scheda video esterna, ma anche il Mac mini di ultima generazione, hanno bisogno di un hub capace non solo di moltiplicare il polliciaggio ma anche di portare dentro la flessibilità di un hub di connessioni all’altezza della Thunderbolt 3.
Le opzioni sono state indicate da un analista che è una vecchia conoscenza per il mondo Apple, cioè Ming-Chi Kuo. L’uomo vede nel futuro di Apple questo sviluppo e chi siamo noi per dire di no? Lui ha insight, ha visioni extraterrestri che arrivano direttamente da corpi rotanti in orbita, o più semplicemente qualche dipendente che si lascia andare e spiega quali saranno le prossime novità. E poi deduzioni logiche, perché Kuo è uno tra i pochi analisti che legge davvero le carte, nel senso dei lunghissimi papiri che riguardano la vita e la morte e persino i miracoli dell’azienda in Borsa. Dentro c’è tutto: sepolti in milioni di righe perfettamente inutili, che fanno sembrare un romanzo giallo anche il bugiardino dell’Aspirina, ci sono indicazioni sul futuro di Apple che richiedono aruspici e vacinatori di altre e alte capacità.
Certo, a noi comuni mortali piacerebbe di più che invece Apple abbassasse i prezzi per i prodotti che potremmo riuscire un giorno – forse – a comprare. Magari alzando anche un pizzico le specifiche. Ad esempio: 32 Giga per i MacBook Pro 13 pollici. Oppure processori appena più svegli per i MacBook Air 13 e una bella rinfrescata ai MacBook 12 pollici. Aggiungendo poi che sarebbe arrivata anche l’ora di sforbiciare i prezzi di tutti questi apparecchi.
Decodificare la volontà di Apple da quel che traspare in rete e da poche altre parti è come cercare di leggere in Babilonese antico i resti delle tavolette che raccontano, in mille frammenti, l’epopea e l’epica di Gilgamesh. Eppure, i più accorti tra i filologi ci riescono. Qualcosa in chiaroscuro si intravede. E, questa sarebbe la conseguenza del secondo ordine, se effettivamente Apple sta per lanciare queste bombe definitive nel settore della creatività di altissimo livello, potrebbe essere anche arrivato il momento di ripulire la line-up dei prodotti, abbassare un po’ i prezzi, mettere processori degni di questo nome su MacBook 12 e Air 13, e sederci tutti ad aspettare la prossima rivoluzione.
Rivoluzione che, come tutti sappiamo, azzererà qualsiasi orologio e ci farà ripartire dalla preistoria, per un altro esodo miracoloso attraverso i mari rossi della concorrenza Android oltre che Windows. Signori e signori, dopodomani sarà il giorno del processore ARM made in Cupertino. Ma fino a quel momento ci accontenteremmo anche di una rivoluzione più piccola e contenuta: prodotti molto costosi per l’elite dei creativi e computer economicosi per il resto di noi. Perché no?