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MacBook Pro 13″ con Touch Bar, scordatevi di ripararlo e aggiornarlo

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Se comprate un MacBook Pro da 13″ con la touch bar, scordatevi del tutto un aggiornamento e, quasi, del tutto una riparazione. È questa la sentenza di  iFixit, popolare sito che vende accessori e componenti per vari prodotti Apple (e non) al termine del rituale smontaggio. La conclusione deriva da vari risultati dell’analisi: dall’impossibilità di modificare RAM e SSD, ambedue saldati, alle difficoltà che si avrebbero per cercare di sostituire proprio la touch bar. Ma andiamo per ordine…

Il modello dissezionato da iFixit vanta schermo retroilluminato LED da 13,3″ (diagonale) con tecnologia IPS, risoluzione nativa 2560×1600 a 227 pixel per pollice, processore Skylake Intel Core i5 dual‑core a 2,9GHz (con Turbo Boost arriva fino a 3,3GHz) con 4MB di cache L3 condivisa, 8GB di memoria LPDDR3 a 2133MHz su scheda (è configurabile con 16GB), unità SSD PCIe da 256GB su scheda (è configurabile con unità SSD da 512GB o 1TB), quattro porte Thunderbolt 3 (connettore USB-C) che supportano ricarica, DisplayPort, USB 3.1 Gen 2, Touch Bar con sensore Touch ID integrato, Trackpad Force Touch.

La prima ispezione nella parte inferiore del case evidenzia le consuete diciture relative alla certificazione FCC (la Commissione federale delle comunicazioni degli Stati Uniiti) e il nuovo model number: A1706. Il frontale mostra l’enorme trackpad e la tastiera di nuova generazione. I tasti funzione di sistema sono inclusi all’interno della Touch Bar; questa si trova sopra la tastiera e contiene strumenti che cambiano in modo dinamico, in base alle attività che l’utente sta svolgendo. Il Touch ID / pulsante di alimentazione è posto nella parte destra di Touch Bar; dopo aver configurato il Touch ID è possibile utilizzare la propria impronta digitale per sbloccare il computer ed effettuare acquisti su App Store, iBook Store, iTunes Store e sui siti web che supportano Apple Pay.

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Per lo smontaggio si parte dalla parte inferiore dove si trovano le ormai tradizionali viti a pentabolo viste da tempo su iPhone. La prima cosa che balza all’occhio è la batteria e la grande pulizia all’interno del sistema. Tra le particolarità individuate, un particolare connettore probabilmente riservato a uso diagnostico e uno sticker che consente ai tecnici dei centri di riparazione di comprendere se il computer è venuto a contatto con liquidi.

Il trackpad si sgancia facilmente usando cacciavite con testa Torx T5. Tra i circuiti integrati responsabile di questa funzione: STMicroelectronics STM32F103VB ARM Cortex-M3 MCU, il Touch Controller Broadcom BCM5976C1KUFBG e il convertitore analogico-digitale Maxim Integrated MAX11291ENX 24-Bit, 6-Channel Delta-Sigma ADC.

Si prosegue rimuovendo batterie, ventole, dissipatore e speaker. Il dissipatore è attaccato alla scheda logica con viti sulla parte inferiore. Sulla parte superiore della scheda logica si evidenzia la presenza di vari chip: l’Intel Core i5-6267U processor con Intel Iris Graphics 550, l’Intel JHL6540 (controller Thunderbolt 3), la memoria flash SanDisk SDRQKBDC4 064G da 64 GB (x2 per un totale di 128GB), la RAM Samsung K4E6E304EB-EGCE DDR3 (4 x 2 per un totale di 8GB), Texas Instruments SN650839 66AL7XWGI, il controller SMC TI/Stellaris LM4FS1EH, il modulo WIfi di Murata/Apple 339S00056, R4432ACPE-GD-F.

Non mancano chip anche sulla parte inferiore della scheda logica: SanDisk SDRQKBDC4 64 GB NAND (per il flash storage), APL1023 343S00137 (un chip custom di Apple responsabile probabilmente dell’accoppiamento con la Touch Bar), due Texas Instruments TI CD3215C00 68C7QKW G1, Intersil 95828 HRTZ X630MRD, il controller NFC NXP 66V10 con il Secure Element (già visto su iPhone 6s) e altri ancora. Altri chip sono: due Pericom PI3WVR12612 HDMI 2.0 (responsabili video switch DisplayPort 1.2), Cirrus Logic CS42L83A (codec audio), National Semiconductor 66A82NU 48B1-004, Texas Instruments TPS51916 (alimentazione di sistemi di memoria DDR) e altri chip ancora di Texas Instruments e Fairchild Semiconductor.

Il pulsante di alimentazione/Touch ID permette di avviare o riavviare il MacBook Pro oppure aprire il computer; per spegnere il tuo computer basta premere e tenere premuto il pulsante. Quest’ultimo è rivestito in cristallo di zaffiro, elemento che consente di proteggere lo scanner di impronte dai graffi.

Scomparso il connettore MagSafe, sulla scheda logica si trova la sezione con la scheda USB-C (elemento in teoria rimovibile). Tornando alla cover, gli altoparlanti sono collegati direttamente all’alimentazione di sistema permettendo di raggiungere maggiore potenza di picco. Le grigle presenti a sinistra e a destra del computer sono puramente estetiche e non hanno nulla a che vedere con l’audio. La Touch Bar, non senza difficoltà, può essere rimossa. Il controller touch usato per la sua gestione è il Broadcom BCM5976TC1KUB60G; è presente anche un chip non marchiato (probabilmente un driver per la gestione del display).

La batteria integrata ai polimeri di litio da 49,2 wattora (cinque celle, 197 grammi) è saldamente incollata al case. Questo significa che sarà difficile da sostituire. L’accumulatore è gestito da un TI BQ20Z45 e secondo Apple è in grado di garantire fino a 10 ore di navigazione web in wireless, nella riproduzione con iTunes e fino a 30 giorni di autonomia in standby. L’unico vantaggio dal punto di vista del riparatore è il trackpad rimovibile; per il resto c’è poco da riparare: la RAM è saldata, la batteria è incollata, l’unità SSD PCIe su scheda è saldata, la Touch Bar è complicata da rimuovere, il sensore Touch ID si può smontare, ma le funzionalità di sicurezza intrinseche del chip T1 rendono inutile l’operazione. Conclusone; il punteggio di riparabilità assegnato da iFixIt è quello al quale ormai siamo abitati per molti dispositivi di nuova generazione: solo 1 su 10, il più basso punteggio possibile e il prezzo da pagare per computer sempre più piccoli, sottili, leggeri, ultraintegrati.

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