Diario di un viaggio a tratti allucinante. Un viaggio fantascientifico perché porta avanti la percezione dell’uso del computer e offre una certezza: farà uscire chiunque dalla sua zona di conforto, dove dominano le solide sicurezze di una vita di cavi e cavetti, periferiche e accessori vari. Un viaggio nello spirito perché rimette in discussione i modi con cui usare un computer portatile.
Il lancio del MacBook 12 ha creato eccitazione e perplessità in molti. Passato forse un po’ in penombra per via del concomitante lancio dell’Apple Watch, in realtà per gli utenti Apple di vecchia e nuova fede il MacBook 12 (da qui in avanti: MB12) cambia molto le carte in tavola. Perché, non nascondiamoci dietro un dito, molte delle tecnologie scelte per questo nuovo portatile ultrasottile arriveranno anche nel mondo degli altri MacBook (e non solo).
Così, il vostro cronista che da quindici anni testa i prodotti di Apple e ha sviluppato nel tempo un approccio molto “personale” (usa il computer di turno come unico computer personale e di lavoro), ha messo alla prova anche questo. Dopo il rituale unpacking e comparazione video con MacBook Air, dopo la prova della tastiera (eccezionale) nei prossimi giorni potrete leggere la recensione completa del prodotto. Nel frattempo, vale la pena raccontare cosa sta succedendo con un elemento che caratterizza fortemente l’usabilità di questo computer, forse anche più del processore Intel Core M.
Ecco dunque un breve diario per punti di quello che è successo utilizzando per alcuni giorni il MB12 sia per lavoro che per il tempo libero. Il computer fa sempre più parte delle nostre vite e nel percorso personale di questo cronista le sue tre declinazioni (telefono, tablet e portatile) sono come tre lati di un’unica piramide a base triangolare. Devono stare in equilibrio, cercare di fare ciascuno certe cose e non altre, consentire una armoniosa e sincronizzata (tramite iCloud e DropBox) vita digitale.
Primo approccio: il momento della verità. Come si presenta la Usb-C? Apparentemente molto bene. Piccola, simpatica, poco intrusiva e soprattutto “ribaltabile”. Si sottovaluta spesso il motivo per cui sia il cavetto con porta Lightning e la nuova Usb-C siano state imposte sul mercato, ma la realtà è che connessioni fisicamente così piccole hanno senso solo se si possono inserire a prescindere dal lato alto e basso. È infatti molto probabile che non sia possibile vedere chiaramente né sentire al tatto quale sia il sopra e il sotto. Poterla mettere indifferentemente è ottimo.
Ci vogliono cinque secondi per capire anche che la mossa di Apple, che ha tagliato qualsiasi altra porta su questo computer compresa quella di alimentazione (si è salvato solo il buco per il minijack audio da 3,5 mm) dipende dal fatto che lo spessore straordinariamente limitato di questo computer non avrebbe consentito fisicamente di montare nessun altro tipo di porta. Tutte troppo alte, anche MagSafe 2, pensata come riduzione dell’originale MagSafe. La scelta di Apple è logica, non avrebbe avuto senso fare una MagSafe 3. Però si poteva fare forse a meno di fare una MagSafe 2, annunciata nel luglio 2012. Bastava resistere un altro paio d’anni con la vecchia MagSafe e poi saltare un annetto e mezzo fa sul carro della Usb-C? Fantascienza?
Una grande delusione! Anzi, un vero e proprio fallimento. Il momento di maggior depressione in tutto il test del nuovo computer. Il vostro cronista usa dal 2011 come sua macchina per la produttività e il tempo libero (quando non sta testando un altro Mac, ovviamente!) un MacBook 11 pollici. Ottima macchina, rumorosa e calda (per via della ventola e dell’esoso processore Intel Core i7) e con un’autonomia della nuova batteria, cambiata pochi mesi fa, sempre limitata a tre ore scarse. Ebbene, il computer per il lavoro da casa e certi task che richiedono fisicamente più spazio sta attaccato a un Apple Cinema Display 24 “vecchia serie”, cioè dotato di connessione Mini DisplayPort, alimentazione con MagSafe 1 e presa Usb. In pratica, un hub perfetto, dato che il monitor duplica anche le porte Usb (quattro) e porta l’audio sulle casse e sul microfono e videocamera dello schermo. Mancano Thunderbolt ed Ethernet perché si tratta pur sempre di una lenta connessione Usb via MiniDisplayPort: poco male, mai sentita la mancanza.
Ecco, tutto questo con il nuovo MacBook 12 non è più possibile perché il processore Intel Core M non supporta canali Thuderbolt, Apple non ha prodotto l’accessorio di conversione e non è disponibile neanche un accessorio analogo per MiniDisplayPort (le due porte sono identiche da un punto di vista fisico). Risultato, forse si potrebbe riuscire con un passaggio piuttosto ardimentoso tramite l’adattatore Usb-C/Hdmi e poi Hdmi/MiniDisplayPort (che non ho mai trovato sul mercato, perché servono piuttosto gli adattatori nell’altra direzione, MiniDisplayPort/Hdmi). Quindi niente dock e workstation casalinga. Che rabbia!
L’adattatore HDMI e in misura minore quello VGA fanno paura. La dimensione è davvero enorme! Si possono comparare come impostazione a quelli per iPad e iPhone che permettono una uscita Hdmi o VGA e hanno anche una seconda porta femmina per Usb-C per dare alimentazione al tutto. C’è sicuramente un sacco di elettronica e informatica oltre che bisogno di spazio fisico per mettere in linea tre porte (femmina Usb, femmina Usb-C e Hdmi o VGA, a seconda dell’adattatore), però mamma mia! Sono davvero grandi!
Fantastico adattatore Usb. Dopo aver visto quanto possono essere grandi e scomodi gli altri adattatori, per fortuna che quello solo Usb è ridotto, tascabile e comodo. Serve portarselo sempre dietro? Probabilmente sì. Dopotutto il MB12 è un computer, non un iPad. Serve sempre potersi connettere a una rete Ethernet (serve a cascata l’adattatore adeguato), a una chiavetta Usb, a una stampante, a un disco esterno. Il mondo è senza fili ma qualche filo serve sempre. Ovviamente, ogni medaglia ha il suo rovescio: l’adattatore solo USB non ha spazio per una Usb-C, quindi verificare sempre di avere abbastanza batteria. Sul serio, non ci si pensa quando si collega un accessorio Usb (un disco rigido per fare editing video su disco esterno?) ma la necessità di avere alimentazione non è secondaria per niente!
Una giornata tipo? Scorre via decisamente tranquilla. Vedrete nella prova che la batteria regge più che bene (leggermente meno dell’ultimo MBAir 11 per via dello schermo retina), che lo schermo Retina è veramente una benedizione per questa macchina, che un pollice in più fa un sacco di differenza anche perché è una diagonale e quindi aumenta la superficie non poco, che il processore Intel Core M non è poi così male, anzi. E la porta Usb-c? Nella vita di un “road warrior”, di un “nomade digitale” (ve le ricordate? Sono idee di quasi tre lustri fa che parlavano di una vita in cui il computer potesse essere sempre con noi, fare più cose, avere più autonomia, occupare meno spazio, connettersi wireless a un sacco di informazioni) l’impatto è abbastanza limitato. Ci sta. Non c’è bisogno di impazzire. Servono adattatori, ma parliamoci chiaro: servirebbero lo stesso se foste utenti di MBAir e anche di MacBook Pro. La macchina è più estrema, certamente, ma decisamente usabile giorno per giorno.
Soprattutto, una nota finale. Se il prezzo di avere uno schermo retina da 12 pollici e una batteria che dura nove ore dentro una scocca più piccola di quella di un MBAir 11 richiede di sacrificare la maggior parte delle porte di connessione, posso dire che ne vale la pena. Sono sicuro che gli accessori Usb-C aumenteranno (riducendo il bisogno di adattatori), sono sicuro che usciranno anche degli hub/dock che permetteranno di usare il MB12 con gli Apple Cinema Display (probabilmente i MiniDisplayPort ma anche con i Thunderbolt “scalati” a solo canale video) e sono anche abbastanza sicuro che le prossime iterazioni di questo Mac saranno dotate di due porte Usb-C, mentre sono sicuro-sicuro (a meno che gli ingegneri di Cupertino non si siano bolliti il cervello) che le prossime versioni dei MacBook Pro e di quello che sostituirà il MacBook Air avrà connessione Usb-C. Dovrebbero arrivare anche su iMac e MacMini, secondo me, senza contare che potrebbero arrivare anche sui futuri iPhone e iPad.
Insomma, usando questo computer mi sono convinto che la Usb-C sia ottima, funziona molto bene, ha dei vantaggi sensibili, permette di fare più cose con meno, e che sia qui per restare. Vedremo nei prossimi anni chi aveva ragione.