Ventidue milioni di Mac Os X attivi: secondo l’analista indipendente Keith Bachman, tanti sono i Mac nel mondo. La previsione si basa su analisi che permettono di stabilire la soglia per la fine di marzo. E il grosso ancora deve arrivare, perché con il rilascio di Leopard – la versione 10.5 del sistema operativo di Apple, non cresceranno solo gli utenti ma anche i guadagni per l’azienda e i problemi per la concorrenza di Microsoft.
I margini sul sistema operativo, secondo l’analista, quando si calcola il netto rispetto ai costi di sviluppo – che vengono ammortizzati molto rapidamente – sono nell’ordine del 90%. Quando arriverà Mac Os X 10.5 e iLife ’07, per la quale valgono analoghe considerazioni dal punto di vista degli ammortamenti, il guadagno sarà di circa 200 milioni di dollari, rispetto ai 135 milioni catturati dall’attuale felino, Tiger, rilasciato a giugno del 2005.
Secondo l’analista, che prevede in 12 mesi l’arrivo delle azioni di Apple a quota 107 dollari, quello del software è un business ottimo per l’azienda: porta innovazione, soldi e fidelizza la clientela che considera i prodotti offerti da Apple validi, degni della spesa richiesta per chi voglia aggiornare senza comprare un nuovo computer e di qualità superiore all’offerta di base di Microsoft.
Proprio Microsoft, secondo un’altra analisi, si trova di fronte ad un bivio. Nonostante il lancio di Vista abbia raccolto sostanzialmente pareri favorevoli, la percezione che Microsoft non innovi e che i suoi prodotti siano una versione “di basso livello” rispetto a quelli Mac sta creando per la prima volta una segmentazione profonda nel mercato. In particolare, tra Mac, Windows e Linux si starebbero creando tre mercati.
Il primo, definito “premium”, vedrebbe MacOs X come prodotto di punta, la Bmw del sistema operativo, con software e hardware di tutto livello. Poi, con una qualità media più bassa e notevoli problemi di gestione, Windows, paragonabile a Ford o Fiat, che si trova a lottare con i modelli low cost ma di altissimo impatto per l’efficienza, cioè le giapponesi di Linux.
Stretto fra incudine e martello, il sistema operativo di Redmond parrebbe essere messo per la prima volta alle strette in maniera sensibile, tanto da far pensare che ogni volta che gli executive di Microsoft menzionano Apple come “un valido sistema operativo” in realtà vogliano solo proteggersi dall’idea che sul mercato Microsoft non sia più destinata ad essere il monopolista naturale.