In queste settimane sono cominciati ad arrivare finalmente sulle scrivanie degli utenti i nuovi Mac Pro. I cilindri neri hanno suscitato una serie di reazioni forti nel pubblico e nella critica, come si dice. Reazioni ulteriori rispetto anche a quando il Mac Pro è stato annunciato e mostrato al mondo la prima volta, durante la conferenza WWDC di San Francisco dello scorso giugno.
Il punto è che il Mac Pro è stato considerato da subito una macchina molto innovativa e bella, ma ha anche attirato numerose critiche. Con lo strumento nelle mani della stampa e dei clienti, sul web si sono moltiplicate le opinioni, al punto che comincia a diventare difficile farsi un’opinione sul Mac Pro: è una buona macchina oppure no?
C’è chi è letteralmente impazzito di gioia e piacere all’estetica e quindi alla filosofia sottostante il progetto del Mac Pro Apple, e chi invece considera la forma cilindrica che “tira” l’aria dal basso e la fa salire per raffreddare i componenti interni disperdendola poi nell’ambiente dalla parte alta del caminetto (un effetto ciminiera, insomma) sostanzialmente come una stufetta. In effetti è così: se consideriamo l’elettronica e i processori di questo Mac Pro semplicemente come delle resistenze che emettono calore, il cilindro è costruito con lo stesso principio con il quale si realizzano le stufette per piccoli ambienti. E per alcuni è una cosa geniale, per altri banale. Ma in realtà non ci dice molto sul computer di per sé e sul suo utilizzatore potenziale. Neanche i test che vengono condotti sistematicamente per dimostrare delle tesi (soprattutto in Italia) aiutano molto. C’è chi vede nel Mac Pro un gorilla muscoloso in grado di fare qualsiasi cosa e chi invece ne sarebbe stato deluso anche se avesse avuto al suo interno il motore a curvatura di Star Trek. E questo non perché chi ha delle opinioni non capisca, ma perché probabilmente affronta l’argomento in maniera parziale.
La risposta a due bisogni
Il punto è che il Mac Pro risponde ad almeno due bisogni immaginati da parte di Apple. Da un lato è un prodotto destinato ad una fascia alta e abbastanza facile da individuare di utenti (vediamo quali sono tra un attimo) e dall’altra è anche un progetto innovativo dal punto di vista della ricerca di soluzioni tecnologiche e di modalità di produzione (il Mac Pro viene assemblato in una fabbrica di Apple che sta negli Stati Uniti, in Texas e non in conto terzi in Cina) che sono state sperimentate anche per avere ricadute sugli altri prodotti Apple oltre che per rispondere ai bisogni degli utenti in maniera diversificante rispetto al resto del mercato.
Insomma, il Mac Pro è un computer che è pensato per un tipo di utenza particolare e ben definita, ed è un prodotto che Apple usa non solo per diversificarsi dal resto del mercato ma anche per sperimentare su cose (tecnologie, modalità di produzione) che il resto del mercato ancora non sta facendo. Questo non vuol dire che il Mac Pro sia necessariamente una buona macchina, però aiuta meglio a capire che non è una macchina “stupida”, fatta per stupire o fatta a casaccio. Tutt’altro: è stata molto pensata e questo si capisce abbastanza chiaramente vedendone gli esemplari realizzati, il prodotto finito.
Macity ha in prova non uno ma due Mac Pro, e stiamo testando in maniera approfondita i comportamenti di questi due computer da un punto di vista astratto, cioè utilizzando software per fare benchmark, per vedere quali sono i parametri all’interno dei quali si muove l’hardware a fronte di specifiche operazioni da compiere. Le differenti variabili (tipo di processore, numero di core, frequenza in MHz, memoria etc) producono infatti risultati che è interessante sondare.
Però sono risultati indicativi e teorici, non reali, su strada. Per questo stiamo anche testando il Mac Pro “on the road”, cercando di utilizzarlo per realizzare dei progetti di lavoro assieme a professionisti dei singoli settori. E qui entriamo nell’argomento principale di questo articolo. Il Mac Pro è una macchia molto costosa rispetto a un prodotto consumer, e molto “pensata” e studiata. Come indica il suo stesso nome, è una macchina professionale, che si rivolge cioè a una utenza con particolari esigenze. Non è una Ferrari, che serve ai ricconi per circolare su strada. È più simile a una ruspa di Caterpillar, capace di compiere alcune operazioni con forza e rapidità. In più, siccome Apple è convinta che la forma sia determinata dalla funzione ma debba anche essere bella, è più simile a una Ferrari che non a una ruspa. Ma è pur sempre una ruspa.
Il pubblico del Mac Pro
Il pubblico del Mac Pro sono particolari categorie di operatori che utilizzano il computer per compiti altamente innovativi e creativi, ma solo in contesti in cui sia necessaria una speciale potenza di calcolo. Quindi, non per il grafico o l’esperto di fotoritocco, che possono benissimo usare un iMac o un MacBook Pro retina, ma per il montatore video ad altissima definizione 4K o lo scienziato che simula la crescita di un tessuto, cellula dopo cellula. Ci sono parecchi usi simili a questi due, è inutile enumerarli tutti anche perché ne escluderemmo molti che non riusciamo a immaginare in questo momento (il Mac Pro è anche ideale in una render factory di effetti speciali, per dire), ma ce ne sono anche tantissimi per cui non va bene. Se la creatività si realizza attraverso la scrittura, ad esempio, il Mac Pro non va bene nel senso che è un computer sprecato per far girare il word processor che in questo momento il vostro cronista sta utilizzando. È come andare a fare la spesa con un Caterpillar da 200mila euro: si può, ma non ha senso.
Con questa logica, si capisce anche che il prezzo del Mac Pro non deve essere visto come si valuta il costo di un prodotto destinato al mercato consumer. Invece, è uno strumento professionale che ha senso avere perché è necessario per lavorare alla creazione del prodotto che ci interessa. Il trade-off non è tanto rispetto ai soldi di cui disponiamo, perché comunque i prodotti professionali servono a generare un reddito anziché essere solo un costo come quelli consumer, ma soprattutto rispetto ai modi di utilizzo, agli obiettivi raggiungibili e ai tempi necessari. Se ho bisogno di una asfaltatrice per fare una strada mi chiedo quanto mi pagano per il lavoro, quali sono i requisiti minimi necessari e i tempi in cui mi è richiesto il lavoro e cerco la soluzione più efficiente.
Da questo angolo, per i creativi, gli innovatori e i ricercatori che vogliano acquistare un Mac Pro, ad opinione di chi scrive ci sono alcune considerazioni interessanti da fare. La prima è che il Mac Pro è una macchina più economica, dal punto di vista del costo della componentistica, che non la somma delle sue parti. Apple è riuscita a spuntare prezzi più bassi per il processore e le due GPU (anche perché ha costruito le schede video su cui poggiano, anziché usare quelle di AMD) e la banale somma aritmetica del costo dei componenti sul mercato è più basso del prezzo del computer finito. Quindi costa meno dell’equivalente assemblato fai-da-te, con l’aggiunta che la stabilità del Mac Pro risulta sino a questo momento in linea con quella tradizionale dei Mac Pro e dei Mac in generale: è il vantaggio principale dei computer Apple e in generale di quelli di marca rispetto agli assemblati, che invece sono molto performanti ed economici ma tendenzialmente poco stabili (la macchina si impalla per lievi incompatibilità degli standard hardware che invece i produttori di marca hanno cura di risolvere).
Ancora, una macchina come il Mac Pro ha alcune soluzioni uniche e piuttosto innovative rispetto al tradizionale modello del “cassone” dentro il quale si collegano tutti i vari pezzi ed espansioni di cui hanno bisogno gli utenti. In questo senso, anziché essere una workstation modulare verso l’interno, lo è verso l’esterno, ed è anche molto piccola, cioè facilmente trasportabile, e i suoi moduli esterni con standard Thunderbolt 2 lo sono ancora di più. Lo scenario che apre è interessante per quanto riguarda tutti coloro i quali si trovino nella necessità di dover movimentare schede esterne, memorie di massa, oppure di dover trasferire la produzione sul campo, come ad esempio per chi fa broadcasting di eventi pubblici (sportivi, concerti) o cinema (set all’aperto). Anche il basso consumo e la notevole silenziosità sono molto interessanti per chi non vuole lavorare con un “aspirapolvere acceso” accanto all’orecchio per otto, nove, anche dieci ore al giorno.
Made in USA
Infine, ultima considerazione, Apple sta provando a vedere se funziona (ed evidentemente ne è convinta) una modalità di progettazione e produzione pensata per riportare negli Stati Uniti l’assemblaggio del prodotto. Il Mac Pro è potenzialmente un fattore abilitante per tanti tipi di attività diverse e non necessariamente limitate a pochi eletti (pensate a creativi che realizzino rendering 3D per manifattura additiva, altrimenti detta stampa 3D, in un’ottica di diffusione capillare di questo tipo di attività, che richiede discreta potenza di calcolo) e Apple ha investito un paio di anni se non tre per creare una nuova piattaforma tecnologica che necessita di miglioramenti (ad esempio devono poter essere aggiornate le due schede video, deve essere aggiornabile con maggior facilità il processore, deve poter essere aggiunto un secondo stick di memoria SSD) ma che è comunque straordinariamente matura per essere al suo esordio.
Se chi scrive guarda il Mac Pro che siede sulla scrivania alla destra del monitor Apple da 27 pollici (e che l’azienda non ha ancora aggiornato da molto tempo, come invece presto probabilmente farà), vede un computer avveniristico, nuovissimo, inedito. È tuttavia una percezione limitata nel presente. Nel tempo evidentemente questa sensazione muterà: usciranno processori e GPU più potenti, memorie più potenti, bus di comunicazione dati più efficienti e la stessa forma del Mac Pro diventerà “già vista”, saprà di passato anziché di futuro. Le prossime versioni avranno dapprima delle piccole differenze rispetto a quella attuale, che piano piano diventeranno sempre maggiori sino a che anche questa piattaforma, sia da un punto di vista architetturale che del suo fattore di forma, non cambierà di nuovo come sono cambiati i Mac Pro precedenti.
Una Freccia scagliata
Per adesso, però, al suo esordio anche sui desktop degli utenti italiani il Mac Pro è una freccia scagliata con grande velocità ed efficienza verso il centro del bersaglio a cui è stata destinata. È un prodotto equilibrato come concezione, potente dal punto di vista della performance attesa in determinati campi e ben pensato per gli scopi professionali per i quali è stato realizzato. Anche dal punto di vista del cartellino del prezzo sembra decisamente essere in ottima posizione. Se poi uno lo compra per giocare all’ultimo Tomb Raider, che per adesso oltretutto non è ottimizzato per questa architettura e soffre i driver OpenGL di qualità non eccelsa, non può che restarne deluso. Ma prima ci sarebbe da chiedersi chi compra un computer da più di tremila euro per giocare male a un gioco che potrebbe andare molto meglio su una console da 700 euro.