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L’Unione europea sta elaborando norme che, quando richiesto, obbligheranno le aziende del mondo IT a consegnare dati personali dei consumatori, anche quando questi sono memorizzati all’infuori dei blocchi regionali, una posizione che probabilmente metterà l’Europa ai ferri corti con i vari big del dell’IT e fautori della privacy.
A riferirlo è Reuters evidenziando che l’esecutivo dell’UE ha già in precedenza indicato di volere che autorità di contrasto siano in grado di accedere a prove elettroniche memorizzate all’interno dei 28 paesi membri del blocco europeo ma l’ambito di applicazione della normativa allo studio va oltre, estendendo il diritto di accesso ai dati memorizzati anche in altri luoghi.
I confini digitali sono un crescente problema a livello globale, in un’era nella quale le grandi aziende lavorano con il cloud e i dati degli utenti possono essere memorizzati in qualsiasi luogo fisico del mondo. La spinta dell’UE si inserisce nell’ambito della battaglia che negli USA vede un colosso come Microsoft contrapposto al Department of Justice per l’accesso su mandato a dati contenuti su server localizzati all’estero.
Come già visto in vari casi, funzionari delle autorità di contrasto evidenziano la necessità di accedere ai dati come elemento fondamentale per combattere il crimine nell’era digitale; viceversa, attivisti vari ritengono che dare ai governi queste possibilità intaccherà il diritto individuale alla privacy. Aziende come Microsoft, Apple e IBM ritengono che scelte di questo tipo, minerebbero la fiducia dei consumatori nei servizi cloud.
La legislazione allo studio si applicherebbe a tutte le imprese del mondo che lavorano nell’Unione europea, un apparente cambiamento di atteggiamento dell’UE che in passato è sembrata stare a fianco dei sostenitori della privacy.