Le aziende come Apple? Dei “gatekeeper”. Le definisce così l’Unione europea, all’interno di una legislazione tramite cui intende obbligarle ad aprire l’accesso ad hardware e software agli sviluppatori. Una pesante regolamentazione che istituisce persino un dipartimento interno per supervisionare il tutto in base a quanto sarebbe stato definito in un accordo provvisorio già approvato dalla Commissione per il mercato interno del Parlamento europeo la settimana scorsa con 43 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astenuto.
Consenso ampio quindi da parte dei legislatori europei, che intendono regolamentare aggressivamente le grandi aziende tecnologiche. Ed Apple è in cima alla lista, vista l’entità del suo fatturato annuo nell’Ue, oltre al fatto che gestisce piattaforme su cui circolano un gran numero di utenti attivi.
Questo DMA (Digital Markets Act) potrebbe costringerla ad apportare importanti modifiche all’App Store e ai servizi di Messaggi e FaceTime, oltre ai browser di terze parti e a Siri in Europa. Per esempio potrebbe obbligarla a permettere agli utenti di installare app store di terze parti e permettere agli sviluppatori di interagire più da vicino coi servizi Apple per promuovere le loro offerte che portano l’utente fuori dall’ecosistema di Apple, nonché usare pagamenti di terze parti e accedere ai dati raccolti dall’azienda.
Una delle aggiunte più recenti alla legislazione riguarda l’obbligo di rendere interoperabili i servizi di messaggistica, le chiamate vocali e le videochiamate. Questo significa che app come Whatsapp potrebbero interoperare col framerwork iMessage di Apple.
L’ultimo accordo provvisorio stabilisce un piano per istituire un “gruppo di alto livello” di regolatori digitali dell’Europa centrale con il compito di coordinare i regolatori nazionali negli Stati membri dell’Ue e richiedere che questi gatekeeper si conformino a quanto richiesto. Non solo, ma avrà anche l’autorità per monitorare che tutto vada secondo i piani attraverso un dipartimento interno che aziende come Apple saranno obbligate ad istituire nel pieno rispetto delle normative che favoriscono la concorrenza.
E per aziende come Apple, che controllano sia l’hardware che il software, il problema è ancora più grande perché il DMA prevede che consentano a qualsiasi sviluppatore di ottenere l’accesso a ogni funzionalità hardware esistente, come ad esempio «la tecnologia NFC, i processori, i meccanismi di autenticazione e il software usato per controllare queste tecnologie». Ciò potrebbe avere importanti implicazioni per il livello di integrazione che gli sviluppatori saranno in grado di raggiungere sulle piattaforme di Apple, come ad esempio consentire ai servizi di pagamento contactless di funzionare su iPhone e Apple Watch proprio come accade oggi con Apple Pay.
Questo DMA è stato approvato provvisoriamente a marzo, e a luglio ci sarà il voto finale: se vincerà di nuovo il Sì, avverrà la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, e la legislazione entrerà in vigore 20 giorni dopo. A quel punto le aziende interessate avranno sei mesi per conformarsi.