I tentativi dell’ Europa di regolare e limitare le attività delle società Big Tech come Apple, Google e Facebook stanno rallentando per via delle lotte interne tra legislatori che potenzialmente indeboliscono e ritardano le varie proposte.
Ricordiamo che la Commissione Europea ha introdotto due atti legislativi nel dicembre 2020, prendendo di mira Apple e altri colossi del settore tecnologico che operano all’interno dell’Unione Europea. Mentre il Digital Markets Act e il Digital Services Act hanno offerto modi per aumentare la concorrenza e ridurre, di conseguenza, il potere dei giganti della tecnologia, i progressi nel trasformare questi in legge sono stati ostacolati da varie querelle politiche.
Le controversie sulle modifiche alle regole potrebbero essere sufficienti a ritardare la loro attuazione di anni, riporta il Financial Times, potenzialmente fino a dopo che l’attuale responsabile della concorrenza e della politica digitale dell’UE, Margrethe Vestager, lascerà il suo incarico, ossia tra tre anni. «Sembrava che fossimo d’accordo, ma non è affatto così», ha affermato l’eurodeputata tedesca Evelyne Gebhardt in un dibattito di settembre:
Siamo molto lontani dall’avere una posizione comune su questo
La controversia principale è sulla determinazione di quali società dovrebbero essere interessate dalla normativa. Mentre alcuni, tra cui l’eurodeputato capo del gruppo del Partito popolare europeo Andreas Schwab, vogliono concentrarsi sulle piattaforme più grandi, altri vogliono ampliare l’ambito per influenzare più servizi digitali.
Se la soglia è troppo bassa, catturerebbe anche un certo numero di aziende tradizionali. Ma questa legge non è per l’economia generale, ma è specificamente per prendere di mira i gatekeeper digitali che stanno chiudendo i mercati
Schwab vuole perseguire aziende con valori di mercato superiori a 80 miliardi di euro e mirare solo ai servizi digitali fondamentali di ciascuna azienda. Nel frattempo, Socialists & Democrats, il secondo gruppo più grande al Parlamento europeo, vuole coprire servizi di streaming video, streaming musicale, servizi cloud e piattaforme di pagamento mobile, utilizzando un indicatore di 50 miliardi di euro come minimo limite.
Tang ha aggiunto che la legislazione dovrebbe riguardare anche le aziende che offrono più servizi, altrimenti le Big Tech sapranno come aggirare le leggi e, dunque, questa potrebbe essere un’occasione mancata. C’è la speranza di una risoluzione prima che gli stati dell’UE, il parlamento e la Commissione europea si riuniscano all’inizio del 2022, così come prima delle elezioni presidenziali francesi di aprile. La Francia è il detentore della presidenza di turno dell’UE per il 2022.
L’Europa non è l’unica che sta registrando lenti progressi nel percorso di regolamentazione delle aziende Big Tech. Negli Stati Uniti, nonostante la fuga di documenti interni di Facebook e un maggiore controllo da parte dei legislatori, si pensa che una battaglia normativa simile a quella contro Big Tobacco potrebbe richiedere anni prima che le modifiche legislative facciano davvero la differenza.