La Commissione europea ha avviato una indagine preliminare sulla raccolta dati di Google per capire come e perché questi dati vengono raccolti. Non si conoscono ancora i dettagli ma, in base ad alcuni documenti trapelati, si evince che l’UE sta indagando sulle ricerche locali, sugli annunci (inclusa la cosiddetta “targetizzazione”) e anche le funzionalità sign-in, i meccanismi di autenticazione su siti di terze parti tramite username e password di Google, infine sulla navigazione web con relativa profilazione degli utenti.
L’avvio di una istruttoria non implica necessariamente che l’Unione europea avvierà una indagine antitrust. In passato Google è stata multata più volte in Europa sia per questioni fiscali, sia per aver violato le regole sulla concorrenza, in particolare per abuso di posizione dominante che hanno impedito la pubblicazione di annunci di concorrenti tramite il motore di ricerca di Mountain View, ma anche per aver abusato della sua posizione dominante con Android nel mercato dei sistemi operativi per telefoni cellulari.
Google ha già subìto multe per circa 8 miliardi di euro dall’Unione europea. Ad agosto di quest’anno Bruxelles ha puntato le antenne sulla funzione per cercare lavoro denominata Google for Jobs. Secondo quanto segnala Reuters ancora una volta i sospetti sono per le stesse pratiche anticompetitive del servizio di shopping per cui la multinazionale fu multata nel 2017 per 2,7 miliardi. Si teme che Big G dia priorità ai propri annunci nei risultati di ricerca.
Ricordiamo che all’inizio di quest’anno Google è stata multata in Francia per la somma record di 50 milioni di euro per violazioni sulla raccolta dati e profilazione degli utenti. La sentenza ha imposto una sanzione record per gravi violazioni dei principi della GDPR, leggi e regolamenti per la tutela dei dati personali degli utenti. In particolare l’autorità francese ha puntato il dito contro la «Mancanza di trasparenza, informazioni carenti e mancanza di consenso nella personalizzazione della pubblicità», riferimenti che sembrano rientrare anche nelle indagini ora in corso da parte dell’Unione europea.