Erede diretto del vecchio Logitech Performance Mouse MX, il nuovo MX Master ne eredita la forma per destrorsi e alcune tecnologie di prima scelta come il laser Darkfield per funzionare su diverse superfici e la connessione di tipo Unifying che permette l’utilizzo di un unica antenna wireless per più dispositivi (intercambiabili). Di fatto, le similitudini tra i due finiscono qui perché, nonostante la forma sia molto simile i due mouse sono profondamente diversi per approccio, materiali e uso.
Logitech MX Master, la recensione
Un po’ di storia
MX Master è un modello inequivocabilmente pensato per i professionisti più esigenti, ma anche per chi necessita di un prodotto che si mostri bello e di classe, con finiture curate nei dettagli e una forma importante nella scrivania.
Il profilo per destrorsi favorisce la fetta più grande di pubblico penalizzando i mancini, tuttavia è una scelta commerciale comprensibile. Le finiture sono di prim’ordine: la livrea di colore ambrato scuro e nero, propria di una plastica porosa e piacevole al tatto garantisce una presa sempre sicura.
In particolare, la parte frontale è più tagliata e aggressiva di quella dell’MX Master, e le dita appoggiano più facilmente, i due ampi tasti e la rotella pronunciata facilitano la giusta presa anche alla cieca in un attimo.
Le generose dimensioni pari a 85,7 x 126 x 48,4 mm e un peso di circa 145 grammi, dati che indicano un prodotto pensato soprattutto per un pubblico maschile, mentre il peso è in linea con altri prodotti della stessa fascia.
La prima novità arriva dall’utilizzo della batteria: inclusa, di tipo ricaricabile, garantisce ben 40 giorni di durata media (le specifiche parlano di 6-7 ore al giorno di uso medio): nel nostro caso dopo due settimane di uso ben più che medio l’indicatore di carica (tre led posti appena davanti alla posizione del pollice) mostra 2/3 di serbatoio, il che fa ben sperare. Più di questo, è importante la notizia che la carica non è uniforme, e che a mouse scarico bastano pochi minuti (4 formalmente, ma noi preferiamo stare morbidi) per utilizzare il mouse un giorno intero.
Come il predecessore, la ricarica del mouse può essere effettuata tramite il cavo micro USB in dotazione, e utilizzare il mouse durante la ricarica stessa (come un mouse a filo). La seconda novità arriva dal punto di vista delle connessioni: oltre all’antenna di tipo Unifying, ottima per collegare più periferiche Logitech insieme (e sostituibile con un’altra antenna simile in caso di smarrimento), il mouse permette il collegamento anche tramite Bluetooth a ben tre dispositivi diversi, selezionabili tramite un comodo selettore posto sotto alla base.
In questo modo abbiamo collegato il mouse all’iMac dell’ufficio, al Mac mini di casa e al MacBook Pro da viaggio, facendo si che il mouse si spostasse con noi di Mac in Mac: chi ha un server, o più in generale per gli utenti che possiedono sia un computer desktop che un notebook, troverà ideale l’opportunità di comandarli tutti al volo selezionando l’uscita, anche senza dover ogni volta effettuare condivisioni della scrivania oppure aprire il terminale.
Usabilità
Dal punto di vista dell’usabilità il mouse offre interessanti miglioramenti che, in alcuni casi, arriveranno a proporre uno standard in tutti i mouse di fascia alta nei prossimi anni. Nessuna novità assoluta, ma un misto di tecnologie interessanti che si lasciano comandare in modo del tutto trasparente.
La rotella centrale è di tipo meccanico, per cui il funzionamento può essere a scatti (per la precisione) oppure libero, con il selettore posto sul tasto appena sopra. In entrambi i casi, movimenti più decisi del dito sulla rotella permettono di lanciare la rotazione e lasciarla andare sino a che la carica non si esaurisce, per lunghi e veloci scorrimenti verticali. Il funzionamento è preciso e dopo poche prove è facile capire quando agire di precisione e quando invece “lasciarla andare”.
La seconda rotella è posizionata lateralmente, vicino al pollice, e prevede nell’installazione standard un movimento a scorrimento orizzontale: appena dietro sono disponibili altri due pulsanti annidati, che però sono sacrificati per posizione e non proprio facili da raggiungere.
Appena sotto si apre un’altra novità: la superficie di appoggio del pollice ospita una area a controllo “touch”: in pratica, c’è un pulsante che, una volta premuto, ascolta i movimenti del mouse per attivare alcune funzioni legate agli spostamenti, similmente a quanto succede con il trackpad dei MacBook Pro. Tutti i tasti sono programmabili attraverso il nuovo software Logitech Options, che si installa nelle Preferenze di sistema del Mac e permette di regolare le funzioni di ogni pulsante in modo semplice e intuitivo.
Conclusioni
Abbiamo già detto che il mouse è pensato per un pubblico esigente e il prezzo lo identifica sin da subito: tuttavia siamo lieti di poter affermare che il prodotto vale ogni centesimo e che l’alto grado di personalizzazione dato dal software, unitamente alla nutrita e interessante natura dei pulsanti lo rendono un prodotto non solo bello e prestigioso da avere sulla scrivania, ma ottimo per la produttività individuale, specie nei software professionali dove le funzioni integrate sono sempre più numerose. Il software per Mac, come sempre ben fatto e ottimizzato anche per Yosemite, protende la cura che da sempre Logitech ha nei suoi prodotti per il mondo della mela.
Pro
Materiali di qualità elevata, design ed ergonimia ricercati
La rotella laterale è un’ottima sorpresa
L’utilizzo touch è insolito ma interessante
Contro
Disponitivo solo per destrorsi
Prezzo importante, seppure giustificato
Prezzo al Pubblico
Logitech MX Master ha un prezzo suggerito di 99,99 euro nei principali negozi italiani. È già disponibile per l’acquisto sul sito Logitech a 103,99 euro. Può essere ordinato su Amazon a 99,99 euro.