TUAW analizza lo strano caso di app vendute a prezzi apparentemente folli sull’App Store. The Fleas, ad esempio, è un gioco di azione con grafica retrò, venduto a 899,99 euro. Il software è commercializzato da una società indicata come Vhlamlab, in realtà una singola persona, Sergiy Grachov che vive a Cuba. La ragione di un prezzo assurdamente alto per questo gioco è semplice: scalare la classifica con un particolare trucco. Lo sviluppatore investe una discreta cifra, esempio 10.000$ acquistando con un secondo nome dieci copie dell’app in questione; a esaurimento dell’importo, il 70% torna a lui, il 30% resta ad Apple come sempre. Il movimento di denaro consente di far apparire in breve tenpo l’app nella classifica “top redditizie” e a questo punto lo sviluppatore abbassa il prezzo nel range delle app da 1 o 2$, sperando di cominciare a venderne abbastanza da poter rientrare dei 3.000$ dollari capitalizzati. Un investimento tutto sommato non elevatissimo, per scalare in modo discutibile, la classifica di Apple.
Il sistema svela l’improvviso e strano meccanismo che vede il prezzo di alcune app schizzare repentinamente verso l’alto, senza motivo apparente. La cosa più incredibile di tutte è che, ci crediate o no, ora Grachov ha deciso di lasciare il prezzo per sempre a 899.99 euro (offrendo un pacchetto in app a 89 centesimi…), poiché pare c’è stata gente disposta a comprare il suo gioco a tale prezzo.
Nel 2008 fece scalpore un’app che non faceva assolutamente nulla: denominata “I’m Rich” era stata messa in vendita sull’App Store a 999$ e fu acquistata da otto persone nel brevissimo periodo che rimase online prima di essere rimossa da Apple. L’unica cosa che faceva “I’m Rich” era mostrare sullo schermo una pietra preziosa azzurra, segno (nelle intenzioni dello sviluppatore e di acquirenti con probabili problemi di autostima) che chi la comprava aveva soldi da buttare.
Apple nel 2013 ha cambiato l’algoritmo che determina le classifiche nel tentativo di arginare i fenomeni di scalata col trucco; ma il sistema ideato da Grachov e altri, non è stato probabilmente individuato o meglio, forse lo è stato, ma non è facile da arginare: gli sviluppatori hanno diritto di cambiare il prezzo in qualunque momento. La speranza è che Cupertino agisca diversamente e tenga conto di altri parametri (es. il numero effettivo di download) anche per le app indicate nella classifica “top redditizie”.