La storia di un folle che ha pensato diversamente. Ecco lo spirito con cui Aaron Sorkin sta scrivendo la sceneggiatura del film su Steve Jobs. Sorkin, vincitore di un premio Oscar con The Social Network, la storia di Mark Zuckerberg, ha fornito qualche cenno sullo script nel corso del Hero Summit, un evento imperniato su temi giornalistici di attualità che si sta tenendo a Washington, nel contesto del quale ha parlato di vari argomenti tra cui, appunto, anche del film che Sony Pictures sta preparando, dopo avere acquistato i diriti della biografia scitta da Walter Isaacson.
Il film si distaccherà però dalla struttura del libro, non andrà indietro nel tempo, alla gioventù di Jobs, nè si occuperà della sua vicenda umana seguendo un filo cronologico. Al contrario sarà un ritratto psicologico costruito intorno a tre specifici momenti visti dal backstage: il lancio del Mac, la presentazione di NeXT, l’annuncio dell’iPod e sarà anche in tempo reale: quindi niente flash back. I momenti prescelti sono molto significativi perché rappresentano tre momenti chiave della vita di Jobs: quello del successo inatteso, che avrebbe cambiato il volto del personal computer (il debutto del Mac), quello della grande crisi e della sfida con sè stesso (la fondazione di NeXT) e poi la rinascita e la base di tutto quello che Apple è oggi (la presentazione di iPod).
Molto del successo dipenderà sicuramente da una serie di scelte concatenate: la prova attoriale prima di tutto, visto che siamo parlando di un film che si svolgerà nel backstage senza grandi possibilità di distrazioni e di elusioni della necessità di esplorare la profondità psicologica e di costruire una concatenata vicenda basata sui dialoghi.
Altrettanto molto dipenderà dalla capacità di Sorkin di comprendere ed esporre la storia intima di Jobs e di creare un contesto che partendo da tre fatti molto puntuali, possa dare spessore alla grandezza, alla genialità ma anche personalità controversa e sconcertante, non certo tranquillizzante o lineare, come ammette anche lo stesso Sorkin nel corso della intervista, del fondatore di Apple.
Sorkin nell’intervista spiega di avere conosciuto Jobs solo telefonicamente, di non potersi definire un suo amico, ma di avere avuto una grande ammirazione per quello che ha fatto anche nel campo cinematografico con Pixar («anche se – dice scherzano Sorkin – mi si rivolgeva con un tono che implicitamente era di quello che ti considera un po’ stupido»). Lo sceneggiatore spiega anche di avere incontrato praticamente tutte le persone che hanno avuto a che fare con Jobs «persone che lo riverivano spinte dal fatto prima o poi Jobs le aveva fatte piangere, ma che sono state fatte anche migliori da lui».
Lo scopo del film è quello di creare qualche cosa «che può essere rappresentato dalla pubblicità “Think Different”. Vorrei che quando si arriverà alla fine del film, quel testo possa essere una specie di didascalia alla storia», una storia di una grandezza folle i cui contorni sfuggono a chi vive la normalità.