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L’MP3 è morto solo sulla carta, lunga vita all’MP3

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Burn baby burn. Anzi: Rip, Mix and Burn, titolava Wired USA con una storica copertina che vedeva lo Zeppelin-industria discografica schiantarsi tra le fiamme al suolo per colpa di MP3 e di iTunes prima versione, prima dell’iPod per intendersi.

Sembra passata una vita ma quando Apple ha cominciato la sua rivoluzione con iTunes, che permetteva di rippare i propri CD, rimixarli e masterizzarne di nuovi con tracce audio oppure con MP3, era già passata da qualche anno la stagione di Limewire, Gnutella e di Napster. Oggi si parla di P2P e di Pirate Bay, ma in realtà è tutto cominciato molto prima, inizio anni Novanta, con la musica e specialmente con i primi sistemi di download via internet che portarono a cause legali, arresti di bambini e nonnine pirata, e al controverso Digital Millennium Copyright Act che non è valso a salvare la vita all’industria discografica.

mp3 non è morto

Poi Apple ha cambiato tutto con un sistema sufficientemente aperto basato su iTunes e poi sull’iPod (secondo chi scrive la vera ragione del successo che ha creato una base di installato tale da giustificare poi la partenza di Apple Music, a differenza di Apple TV che non è mai potuta partire a causa della chiusura eccessiva del sistema) che hanno aperto la via alla seconda rivoluzione. Non dimentichiamo che prima di essere basato su AAC del Music Store di Apple (che poi è semplicemente la versione 4 dello standard Mpeg, evoluzione di quella dell’Mp3) è stato basato sulla creazione e riproduzione degli MP3 con i quali è ancora compatibile. E che il formato degli MP3, per quanto tecnicamente inferiore agli AAC, è in realtà più flessibile, perché ha più varianti e opzioni che consentono anche riduzioni di “dimensione” del file (con conseguente perdita di informazioni) superiori a quelle tollerate dall’AAC.

Adesso, con l’annuncio di cui abbiamo già parlato qui, quel che succede è semplicemente che gli MP3 escono dal dominio della concessione di licenze sul brevetto anche negli USA (in Europa era già così da tempo). A trarne beneficio sono i produttori di apparecchi, che erano quelli che pagavano ai titolari del brevetto la licenza per installare un codec MP3 sui loro dispositivi.

mp3 non è morto

Cosa accadrà adesso agli MP3 è ovviamente difficile da predire. Non si tratta però di uno dei tanti formati che nel tempo sono arrivati e scomparsi: non è l’Atrac di Sony, per intendersi, che aveva qualità superiori a quasi tutto quel che c’era sul mercato ma era proprietario e vincolato in maniera miope ai soli MiniDisc. Il formato MP3 è diventato l’esperanto del web, è diventato l’esperanto della musica ed è diventato anche l’esperanto dei film in DivX e Xvid, che spesso codificano in MP3 la traccia audio rendendo così necessario preservare i codec anche per la riproduzione ad esempio da parte dei televisori “smart” del video.

Si utilizza MP3 anche come formato di streaming per radio online, si utilizza per tantissimi scopi differenti, inclusi un numero infinito di registratori vocali da qualche anno a questa parte e come codec per la trasmissione della traccia audio in streaming in sistemi di videoconferenza o di riconoscimento vocale remoto. Interi “pezzi” del mondo industriale tecnologico si basano sul funzionamento degli MP3 quindi è ragionevole pensare che non evaporeranno. Anzi, senza più licenze da pagare, è molto probabile che saranno ancora di più parte della dotazione di serie dei lettori digitali del futuro, con l’eccezione che magari non saranno più utilizzati in codifica (scrittura/registrazione) e magari non più pubblicizzati come funzionalità-chiave per promuovere un apparecchio.

Ma una cosa è certa: se oggi è morto l’MP3, è stata una morte come quella di Obi-Wan Kenobi: disintegrato con un colpo di spada laser per diventare onnipresente, etereo, invincibile e indimenticabile. Lunga vita all’MP3.

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