L’’International Trade Commission (ITC) statunitense – l’agenzia federale statunitense che dà consulenze al governo e al Congresso sui temi legati all’importazione di diversi beni – ha confermato la decisione con la quale aveva stabilito che Google ha violato cinque brevetti di Sonos legati a tecnologie audio.
La sentenza stabilisce che Google non potrà importare prodotti che violano proprietà intellettuali di Sonos negli Stati Uniti. Il divieto di importazione entrerà in vigore entro 60 giorni e durante tale periodo la questione sarà oggetto di un riesame presidenziale.
Nel 2020 Sonos aveva citato in giudizio Google affermando che Big G sfrutta cinque brevetti di sua proprietà per gli speaker che commercializza, chiedendo la messa al bando di tutti i dispositivi Google che sfruttano sue tecnologie per gli altoparlanti multi-stanza, inclusi smartphone, laptop e ovviamente speaker.
L’elemento portante della causa è l’affermazione di Sonos secondo la quale Google avrebbe rubato tecnologie di Sonos quando le due società hanno cominciato a collaborato nel 2013. All’epoca la presunta intenzione di Google era di creare un servizio musicale funzionante con gli speaker multiroom di Sonos; per permettere a Google di fare questo, Sonos ha fornito i progetti di sue tecnologie brevettate. Google non solo ha creato suoi smart speaker ma anche sovvenzionato i propri prodotti per venderli a prezzi più economici di quelli del concorrente, impedendo a Sonos di continuare a mantenere in piedi un sistema che faceva affidamento a Google.
I rapporti tra Google e Sonos si sarebbero inaspriti quando Sonos ha cominciato a creare speaker che potevano funzionare con altri assistenti vocali oltre ad Assistente Google. L’azienda che sviluppa e produce sistemi di altoparlanti attivi e componenti hi-fi, riferisce di avere cercato di appianare le divergenze dal 2016 (quando fu rilasciato il primo speaker Google Home) ma senza risultati.
Sonos è sempre stata una pioniera nell’audio di rete (ha inventato il sistema audio wireless multi-stanza per la casa) ma i suoi speaker sono stati messi in ombra negli ultimi anni dagli altoparlanti smart Google Home e dagli Amazon Echo, venduti a una frazione del costo rispetto ai prodotti dell’azienda, permettendo ai concorrenti di invadere il mercato con dispositivi il cui obiettivo non è guadagnare con l’hardware ma legare gli utenti ai rispettivi ecosistemi. Attualmente gli speaker Sonos sono compatibili con Assistente Google, Alexa e Airplay 2 e Homekit di Apple.
[Aggiornamento] La risposta di Google è arrivata in mattinata attraverso un suo portavoce: “Nonostante non siamo d’accordo con la decisione di oggi, apprezziamo che la International Trade Commission abbia approvato i nostri design rivisti e non ci aspettiamo alcun impatto sulla nostra capacità di importare o vendere i nostri prodotti. Cercheremo di revisionarli ulteriormente e continueremo a difenderci dalle affermazioni di Sonos sulla nostra partnership e proprietà intellettuale”.