Negli attuali conflitti del Medio Oriente i social network giocano sempre più un importante ruolo nelle comunicazioni, tanto da spingere l’ISIS a ricercare “asilo” sociale all’interno dei social network alternativi, come ad esempio Diaspora.
Da diversi anni i membri dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS) manteneva attivi numerosi profili sui principali social Network, fra cui Facebook e Twitter, ma le reti sociali principali hanno iniziato a sospendere gli account dei militanti e dei simpatizzanti ISIS a seguito della pubblicazione delle efferate immagini dell’esecuzione del giornalista James Foley, abbassando la saracinesca su tutti coloro che hanno tentato di diffondere i contenuti legati a tale atto criminale.
Con la sospensione degli account, l’ISIS ha tentato di rivolgersi ad altri social network alternativi, come ad esempio justpaste.it, semplice sito per la condivisione delle immagini, oppure friendica.eu, quest’ultimo però è anch’esso attivo nel censurare i contenuti e chiudere gli account riconducibili all’ISIS.
L’organizzazione sembra però aver trovato casa presso Diaspora, social network passato ad onor di cronaca per essersi proposto come alternativa open source di Facebook, rispettoso della privacy degli utenti. Diaspora è infatti un sistema “aperto” basato sulla creazione di “nodi” sociali – chiamati Pod – decentralizzati che possono essere creati dagli utenti stessi e su cui il social network non ha alcun controllo. Tale possibilità consente quindi all’ISIS di agire indisturbato, senza temere ripercussioni o censure.
Così ha commentato Dennis Schubert di Diaspora a BuzzFeed: “Noi non offriamo un servizio, abbiamo solo creato il software di guida della rete. E’ quasi come usare Linux per controllare una bomba … Non c’è niente che il progetto [Diaspora] possa fare contro tutto ciò. Naturalmente, è molto spiacevole vedere gruppi violenti che utilizzano il nostro software e come già sapete stiamo lavorando su come espellerli fuori dalla rete. Ma ancora una volta, tutto ciò che possiamo fare è di contattare gli amministratori dei Pod e chiedere il loro aiuto.
Emerge nuovamente in queste circostanze la necessità di approfondire il sempre più importante dibattito sul diritto alla privacy che viene spesso invocato online come fondante la natura stessa della Rete ma che, come evidente nel caso specifico, può diventare un pericoloso salvacondotto per chiunque voglia proseguire attività criminali e illegali, celandosi nell’anonimato assoluto.