Forse, come dice qualcuno, il computer portatile è morto. Forse, però oggi si parla di un altro “morto che cammina”: l’iPad. Che tutti danno per morto. Anche perché, dopo l’esordio nel 2010 che ha visto una crescita tre volte più rapida di quella dell’iPhone sino al 2013, dopo l’iPad è andato male, perdendo il 50% tra le vendite di Natale del 2013 e quelle del 2016.
Una tendenza che ha mandato sottoterra ben altre aziende: Blackberry o Nokia, per dirne due. E non bisogna sottovalutare l’impatto di iPad sul mercato: se a produrlo e venderlo non fosse Apple ma un’azienda che fa solo quello, avrebbe tra le mani un business da 19 miliardi di dollari di fatturato, cioè la numero 149 nella classifica delle Fortune 500, le 500 più grandi aziende al mondo. Non male, no?
Che succede allora? C’è chi ha calcolato che a frenare l’iPad sia la bontà del prodotto, che ha cicli di aggiornamento quadriennali o più, anziché ogni 12–18 mesi come l’iPhone. Oppure chi ha pensato di scorporare le vendite di iPad mini ed è giunto alla conclusione che sia stato quello il fattore di vero rallentamento delle vendite, assieme alla crescita di dimensione dell’iPhone. Praticamente, il phablet che ha cannibalizzato il tablet.
Se Apple soffre con il suo iPad, gli altri non stanno certo meglio e c’è già chi dice che tra poco Apple potrebbe rimanere la sola a produrre un tablet. Perché Android proprio non ci funziona e Google preferisce pensare a ChromeOS (cioè ai ChromeBook) e casomai a Fucksia. E perché Microsoft preferisce pensare agli ibridi con Windows 10 “ribaltabile” tra versione computer e versione tablet-touch.
Poi cosa succederà? Tim Cook ha ribadito alcune cose. La prima è che su iPad si fa sul serio, che rappresenta la cosa più seria che Apple abbia mai fatto per il suo futuro. E poi ha modificato il tiro, presentando gli iPad Pro, con tastiera e penna opzionali, e poi l’iPad 2017 super-economico per il mercato educational e di tutti gli altri che non vogliono spendere mille euro per un tablet. Ma bisogna anche fare un altro passo indietro e ascoltare le parole di Steve Jobs quando presentò l’iPad, nel 2010.
Il primo pensiero se si va a quel giorno è la metafora dei furgoni e delle automobili: i personal computer che stanno esaurendo la loro funzione e gli apparecchi post-PC che invece si fanno largo sul mercato. Ma la cosa importante, profetica detta da Jobs è un’altra: il compianto fondatore di Apple ha infatti detto che nel tempo l’iPad “dovrà sapersi trovare uno spazio tra gli smartphone e i PC”. Letteralmente. Non si trattava di una mezza idea, di parole in libertà, ma di una considerazione molto, molto calcolata.
Se l’iPad vuole andare avanti, deve trovare un suo utilizzo migliore e più pratico di quello dei telefoni e dei PC. Per anni siamo stati tutti concentrati sul ruolo dei tablet rispetto a quello dei PC, con le valutazioni sulla capacità degli iPad e degli altri tablet di fruire o creare contenuti rispetto ai computer. Ma pochi hanno pensato al ben più difficile rapporto tra tablet e smartphone, che sono apparecchi molto più simili – a parte le dimensioni dello schermo – e quindi in più tosta competizione. Chi vuole saperlo? Se si prende uno smartphone potente e dallo schermo abbastanza grande, collegabile a schermi esterni per trasformarsi in uno pseudo PC ci si chiede: che ruolo avrà allora il tablet?
Apple ha un’idea molto forte. Non vuole produrre una versione unica del suo sistema operativo ma tiene l’iPad nella zona dell’iPhone con iOS e il Mac in un’altra categoria con macOS. E poi, lavora alla produzione di GPU oltre che di CPU (nessuno dice che l’annuncio di voler produrre le proprie GPU non è per il Mac ma per gli apparecchi iOS, esattamente come per i processori Ax) e forse un giorno anche alla svolta autarchica per il Mac, nonostante ci sia bisogno di una architettura Intel per avere la Thunderbolt, che è creata e prodotta oltre che tutelata da quell’azienda.
Il futuro del tablet per Apple potrebbe essere decisamente più roseo di quanto non si pensi, perché i numeri in realtà stanno piuttosto rapidamente cambiando e perché Apple ha investito molto su una accelerazione della sua strategia di apparecchi “iPad” sempre più potenti e versatili, oltre che economici. Un giorno non lontano Apple potrebbe avere una piattaforma molto più forte e competitiva in questo settore, evoluta direttamente da un sistema nativamente “touch” e alternativo a quelli ibridati con il PC. Per farlo però deve prima riuscire a creare una maggiore sinergia con gli smartphone, in maniera tale che l’iPad serva veramente a qualcosa che per l’iPhone sia fuori portata. Al riguardo chi scrive è ottimista.