Un dubbio, una domanda legittima. Il simbolo della rivoluzione digitale, lo strumento utilizzato ogni giorno da decine di milioni di persone, potrebbe essere arrivato a fine corsa. Il colpevole? Ma Apple, ovviamente. Proprio quella Apple che 27 anni fa rese “obbligatorio” l’uso del mouse con il lancio del Macintosh.
Cos’è successo? Molto semplicemente, durante la parte di presentazione della WWDC 2011 dedicata a OS X Lion, la parte di interazione basata sui gesti – “swipe”, “pinch”, “tap”, “doppio tap” – è apparsa sempre più preponderante. Un vero e proprio tripudio di mosse e mossette per ottenere reazioni della nuova interfaccia del Leone. Tocca, sfoglia, sfiora, picchietta. E, come se il Mac con Lion fosse un iPad qualsiasi, si passa da applicazione ad applicazione, si gestisce il centro per lanciare le app, ci si sposta da scrivania a scrivania.
Non è in realtà una novità assoluta: sin dalla prima presentazione di Lion era apparso chiaramente che l’uso di una funzionalità più “touch” sarebbe stata alla base di tutta l’interfaccia. E, a voler ben guardare, anche delle precedenti iterazioni di Leopard e Snow Leopard. Infatti, Apple ha nel tempo anche presentato periferiche di puntamento alternative al tradizionale mouse. Prima i mouse con “dorso” touch, poi i touch pad Bluetooth da abbinare alla tastiera di un computer desktop per replicare l’esperienza d’uso dei portatili.
Nel futuro c’è quindi da immaginare abbastanza chiaramente che l’uso se non altro in stile “MacBook” dei computer (cioè basato su una trackpad per poter fare “swipe” e “scroll” a due, tre e quattro dita) sarà la norma. Per il partito di quelli nati con il mouse costantemente in mano, è una rivoluzione abbastanza tosta. Il cambiamento di abitudine è notevole. Per gli utenti appassionati di MacBook, quelli che non possono vivere senza un touchpad sotto le dita, oppure per chi usa in prevalenza dispositivi iOS, è invece una rivoluzione. Per tutti, il cambiamento è inevitabile. Meglio prepararsi.