Che Linus Torvalds, il finlandese che più di trent’anni fa ha creato Linux, il sistema operativo open source e il primo progetto clamorosamente funzionante e vincente del free software immaginato da Richard Stallman e poi dalla Free Software Foundation, usasse Mac non era una cosa sconosciuta. Anzi, avevamo anche scritto che Torvalds era contento di utilizzare un MacBook con Asahi Linux, una distribuzione che già dal Mac con M1 e poi successivamente da quelli con il nuovo M2, aveva gettato un ponte verso il mondo Apple (così come era già accaduto in passato sia con i computer basati su Intel che su PowerPC) aprendo un dialogo silenzioso ma mutualmente proficuo.
Adesso emergono maggiori particolari e qualche ambiguità. Non si capisce infatti se le voci che circolano di nuovo in rete dipendano da qualche errata trascrizione, magari fatta da giornalisti poco addentro alle cose tecnologiche, oppure ci siano elementi di oggettiva novità.
Cosa sta succedendo a Torvalds
Secondo Steven Vaughan-Nichols, Senior Contributing Editor di ZDNet che nel corso della 2022 Linux Plumbers Conference, Linus Torvalds sta usando il suo MacBook Air M2 con una distribuzione di Linux customizzata da lui stesso o da altri: una variante di Fedora, la distribuzione utilizzata da più di un milione di persone incluso (dal 2016) lo stesso Torvalds, che viene poi ripresa come base per la distribuzione Red Hat Enterprise, oggi divenuta di proprietà di Ibm.
Il fatto che Torvalds utilizzi Fedora è sempre stata una specie di medaglia per chi mantiene quella distribuzione nell’ambiente competitivo delle versioni upstream di Linux, che sono in linea di massima una mezza dozzina (Arch e Debian le più popolari, dalla seconda delle quali derivano ad esempio Ubuntu e varie altre). Insomma, tra tante distribuzioni che si offrono gratuitamente a tutti gli appassionati che sbarcano sul mondo del software libero, avere quella usata sul suo computer dallo stesso Torvalds è un po’ come a suo tempo utilizzare lo stesso modello di Mac che aveva sulla sua scrivania Steve Jobs.
Il problema dell’intervista
Nell’intervista il giornalista americano, che dice di conoscere Torvalds da decenni e di essere abbastanza addentro al mondo decisamente complesso dello sviluppo delle diverse distribuzioni di Linux e delle tecnologie retrostanti, emergono infatti varie cose molto tecnologiche tra cui il particolare che ha infiammato la rete e la community Linux in particolare.
Torvalds, dopo aver spiegato che prima della conferenza è andato a fare scuba-diving a Bonaire, un’isola dei Caraibi olandesi vicino a Curaçao e che per lo sviluppo del kernel di Linux (la sua creatura) segue tempi più rilassati che in passato, racconta ad esempio che la maggior parte degli sviluppatori, lui incluso, amano lavorare da casa. E che quelli che non lo fanno dopo il Covid nella maggior parte dei casi hanno scoperto che è meglio.
Inoltre, e questa è la prima “bomba” che arriva dall’intervista, ma solo per chi è veramente dentro le guerre di religione dei sistemi operativi, è che Torvalds si dice pronto per vedere lo sviluppo del kernel passare dal linguaggio C a Rust: “Pensavo già che l’avremmo avuta per questo (kernel Linux 6.0), ma chiaramente non è stato così. Non ho intenzione di dire che verrà inserito nella versione 6.1 (in uscita a ottobre). Ma la questione è andata avanti abbastanza a lungo e adesso dobbiamo fare un merge, perché non fare merge a questo punto non serve a nulla. E quindi avverrà. Certo, alcuni pensano ancora che potremmo avere problemi, ma se ci saranno problemi due anni dopo il merge, potremo risolverli allora, inutile fermarsi adesso”.
L’argomento divisivo, la vera bomba, però, è stata un’altra. Cioè il suo computer creato da Apple, e la versione di Linux che ci gira sopra.
Asahi o Fedora?
La parte veramente divisiva infatti è quella che il giornalista inserisce a metà dell’intervista: “In questi giorni, quando è in viaggio, Torvalds utilizza un Apple MacBook Air con processore M2. Su questa nuova macchina calda, esegue Fedora Workstation 36. Non può ancora consigliarla ai comuni mortali. Non esisteva un porting di Fedora per il processore ARM-64 M2, quindi l’ha fatto lui stesso. Al momento, il principale Linux per M2 è Asahi Linux per Mac, che utilizza l’oscuro gestore di pacchetti Pacman. O, come ha detto Torvalds, “Pacman!? Ma che diavolo!”. Tuttavia è poi stato in grado di metterlo rapidamente in riga e di installarci Fedora”.
Ecco, il punto scottante è che Torvalds abbia creato una sua versione di Fedora che gira su M2 anziché usare la base di Asahi Linux per Mac. Non c’è un virgolettato ma un discorso indiretto però inequivocabile, e qui la rete si è scatenata, a partire dal creatore di Asahi Linux.
L’equivoco, spiegato bene?
Come abbiamo detto, che Torvalds rilasciasse le nuove versioni del kernel di Linux da un Mac anziché da un Pc lo si sapeva e lo si era già scritto. Oltretutto era successo anche un decennio fa, perché Torvalds aveva già usato uno dei primi MacBook Air, che considera un computer molto comodo in viaggio e con un hardware inappuntabile.
Tuttavia, c’è il progetto Asahi che lavora duramente allo sviluppo di un porting prima per M1 e poi per M2 di Linux. Questo vuol dire migliaia e migliaia di ore di lavoro da parte di volontari in tutto il mondo per capire e scrivere driver che facciano funzionare un hardware privo di documentazione. Apple infatti lascia “aperto” il suo hardware ma non fornisce documentazione per le terze parti che vogliano far girare sistemi operativi alternativi: si devono arrangiare, in buona sostanza.
Il fatto però che abbiamo realizzato da capo le parti fondamentali di un complesso progetto già sviluppato da un gruppo di volontari (le modifiche per far funzionare il kernel monolitico di Linux su M1 e M2 non impattano l’architettura del lavoro portato avanti dalla versione mainstream del kernel stesso) pare in effetti strana.
Il creatore di @asahilinux, Hector Martin spiega su Twitter che secondo lui “c’è un po’ di confusione sul fatto di far girare Fedora e altre distro Linux su Mac con M1/M2. Soprattutto – continua – da parte di ZDNet in un articolo che sostiene che Linus Torvalds abbia portato la sua versione di Fedora su M2, cosa non vera in realtà”.
La spiegazione vera
Secondo Martin, infatti, il giornalista ha preso una cantonata micidiale. Il punto è che le distribuzioni, dice Martin, non devono essere “portate”. Una distribuzione con architettura Arm64 senza alcuna modifica “permette di arrivare al 99% di quello che c’è bisogno per girare su un Mac M1/M2”.
Quello che serve è un fork (una divisione rispetto alla versione principale) del kernel per supportare pochi pacchetti che automatizzino cose come la copia del firmware e poco altro. “Tutto qui”, dice Martin, ridimensionando in realtà l’epicità dello sforzo che ha sostenuto per rendere usabili dagli utenti Linux i Mac con Apple Silicon.
“Ecco cos’è la distro di riferimento Asahi Linux. È solo Arch Linux ARM, con un repo extra e alcuni pacchetti preinstallati. Basta prendere un’immagine di base di ALARM, aggiungere il repo, eseguire alcuni script per installare le cose e il gioco è fatto”.
Cosa ha fatto veramente Linus Torvalds
Secondo Martin, “Altre persone hanno fatto la stessa cosa per altre distro, semplicemente impacchettando il nostro kernel e i nostri script (a volte con modifiche o con versioni proprie). Nessuna di queste è ancora “ufficiale” nel programma di installazione di Asahi Linux”.
Le varie distribuzioni sono tante: si tratta di CentOS Stream, Debian, Fedora Desktop, Fedora, Gentoo, NixOS, Pop!_OS e Alpine Linux che chiunque può installare oggi su macchine M1/M2. “Noi – dice Martin – non ne verifichiamo ufficialmente la qualità come progetto Asahi Linux, ma ci sono e si possono usare. Ed è quello che ha fatto Linus. Utilizza i port/pacchetti Fedora di Leif Liddy, che potete trovare qui“.
Onore al re
“Naturalmente – conclude Martin per ridare un po’ di lustro a quello che potrebbe sembrare un lavoro banale di un paio di click su un installer ma che invece richiede competenze alla portata di poche migliaia di persone al mondo – Linus costruisce i propri kernel (unendo il nostro ramo del kernel Asahi) e sono sicuro che ha modificato alcune cose qua e là, ma questo è tutto”.
Spiegato il mistero, dunque, che sta creando una polemica in rete (e chiarito che i giornalisti, non importa quanto “vicini” ai big della tecnologia, devono documentarsi bene prima di dire cose molto imprecise), rimane il fatto che Torvalds sta votando in maniera molto decisa a favore dell’hardware di Apple, riconoscendoli una serie di qualità che non ci sono negli hardware degli altri produttori di computer.
Soprattutto, pensiamo noi, liberarsi dai processori x86 vuol dire anche per Linux come per macOS liberarsi da una enorme zavorra tecnologica e progettuale, potendo liberarsi e muoversi con consumi ridotti e potenza da vendere, tutto nello stesso hardware decisamente elegante e ben fatto.
Una nota finale
Le sorprese non sono finite, però. Gli ultimi due tweet di Martin aggiungono:
“Attenzione: stiamo già lavorando con gli sviluppatori di Fedora per ottenere il supporto ufficiale, e in effetti alcune configurazioni relative ad Asahi sono già state inserite nei loro kernel. Ci sono ancora dei dettagli da sistemare per ottenere le cose “giuste al 100%”, come i moduli initramfs e il firmware. Fedora diventerà così probabilmente la seconda distro ufficialmente approvata nell’installatore Asahi Linux in futuro, e si spera anche di ottenere il supporto nativo nelle immagini ufficiali.
Buon divertimento, Linus ;) “