L’informatore che ha portato alla luce la vicenda degli ascolti delle registrazioni Siri viene allo scoperto. Adesso ha un nome e cognome, e nel metterci la faccia scrive una lettera all’Unione Europea, esortando Apple a prendersi le sue responsabilità.
La vicenda risale allo scorso luglio, quando un rapporto del Guardian rivelò che Apple stava usando appaltatori per ascoltare le interazioni degli utenti con Siri, rendendo evidente che alcune delle registrazioni erano state chiaramente attivate accidentalmente. Ciò significa che gli appaltatori stavano effettivamente intercettando conversazioni private, anche quando gli utenti non rivolgevano direttamente domande a Siri.
Il rapporto affermava che Apple non ha comunicato chiaramente ai consumatori che una piccola percentuale di registrazioni viene inviata agli appaltatori per migliorare Siri, né tantomeno che queste registrazioni potessero riguardare conversazioni private, non destinate certamente all’ascolto da parte dell’assistente vocale.
Ci sono stati innumerevoli casi di registrazioni con discussioni più disparate e private, ad esempio tra medici e pazienti, riguardanti accordi commerciali, conversazioni apparentemente criminali, incontri sessuali e altre ancora. Queste registrazioni, peraltro, sono accompagnate da dati dell’utente che mostrano posizione, e dettagli di contatto e dati dell’app.
Se inizialmente l’informatore era rimasto anonimo, adesso l’ex appaltatore ha deciso di rivelare la sua indentià. Si tratta di Thomas le Bonniec, che avrebbe adesso scritto una lettera ai garanti della privacy europei, mettendo in evidenza la mancanza di una qualsivoglia azione contro Apple.
In una lettera che annuncia la sua decisione, inviata a tutti i regolatori europei sulla protezione dei dati, Thomas le Bonniec ha dichiarato
È preoccupante che Apple (e senza dubbio non solo Apple) continui a ignorare e violare i diritti fondamentali e continua l’enorme raccolta di dati. Sono estremamente preoccupato per il fatto che le grandi aziende tecnologiche stiano fondamentalmente intercettando intere popolazioni nonostante ai cittadini europei sia stato detto che l’UE ha una delle leggi sulla protezione dei dati più forte al mondo. Approvare una legge non è abbastanza: deve essere applicata ai trasgressori
Nella lettera, peraltro, rileva che non erano solo Apple i clienti a cui è stata violata la privacy. Le registrazioni non si limitavano agli utenti dei dispositivi Apple, ma riguardavano anche parenti, bambini, amici, colleghi e chiunque potesse essere registrato dal dispositivo. Il sistema ha registrato tutto: nomi, indirizzi, messaggi, ricerche, argomenti, rumori di sottofondo, film e conversazioni.
Thomas rivela di aver sentito persone parlare della propria malattia, dei parenti morti, della propria religione, sessualità, di pornografia, politica, scuola, relazioni e droghe, senza che ovviamente i clienti avessero alcuna intenzione di attivare Siri.
Le Bonniec ha affermato di essere preoccupato per il fatto che Apple non abbia subito alcuna sanzione, né sia stata indagata dalle autorità preposte alla protezione dei dati.
L’ascolto da parte di operatori umani delle registrazioni delle conversazioni con gli assistenti vocali non è una novità. Simili procedure per migliorare gli assistenti sono usate anche da Amazon per migliorare la qualità di Alexa e da Google per migliorare Assistente Google.
Ad oggi, ricordiamo, Apple ha comunque sospeso l’ascolto delle registrazioni. Rimane il fatto che la lotta tra gli assistenti vocali è sempre ben accesa tra i colossi della tecnologia.