L’India ha deciso di bloccare 232 app, alcune delle quali con legami in Cina, app per scommesse e servizi di prestito per il mercato dell’Asia meridionale, un blocco indicato come necessario per impedire – tra le altre cose – lo sfruttamento improprio dei dati degli utenti.
Il sito TechCrunch riferisce che il Ministero dell’Elettronica e dell’Information Technology è in procinto di intervenire con un’ordinanza di emergenza per mettere al bando 138 app di scommesse e giochi d’azzardo, e altre 94 app che offrono servizi di prestito non autorizzati, uno stop allo scopo di “proteggere l’integrità del Paese”, come riferito dall’emittente pubblica domenica 5 febbraio.
La mossa fa seguito a pressioni del Ministero dell’Istruzione secondo il quale tali app ingannano gli utenti, portandoli a indebitarsi enormemente, senza che questi si rendano conto delle implicazioni, evidenziando inoltre preoccupazioni giacché alcune di queste app potrebbero essere usate come strumento di spionaggio e propaganda.
La mossa delle Autorità indiane è l’ultima di una serie di iniziative per reprimere app che offrono prestiti con tassi usurai e altri servizi indicati come una “minaccia” per i cittadini.
Lo scorso anno la Reserve Bank of India ha predisposto norme più rigorose per le società di prestito digitali, raccomandando maggiore trasparenza e possibilità di controllo da parte dei clienti. Con le nuove disposizioni, gli erogatori non possono aumentare il limite di credito del cliente senza l’esplicito consenso di quest’ultimo, e devono indicare in termini espliciti il tasso di interesse annuale del prestito. Le app per l’erogazione di prestiti digitali sono inoltre obbligate a ottenere il consenso esplicito degli utenti prima di acquisire dati di qualsiasi tipo, richieste che devono in ogni caso essere fatte se “strettamente necessarie”.
Negli ultimi anni l’India ha anche bloccato 300 app legate in qualche modo alla Cina, allo scopo di proteggere “sovranità e integrità della nazione”. Tra le app bloccate inegli anni passati da Nuova Delhi ci sono anche TikTok e WeChat, rimosse dagli app store locali perché “alla luce delle informazioni disponibili sono impegnate in attività che pregiudicano la sovranità e l’integrità dell’India, la difesa dell’India, la sicurezza dello stato e l’ordine pubblico”. Il sospetto è, come in altri casi simili, la condivisione dei dati degli utenti indiani con il governo di Pechino.
Brendan Carr, senatore repubblicano della FCC (Federal Communications Commission) statunitense ha elogiato il blocco indiano di TikTok e altre app con legami in Cina, sottolineando che l’India ha stabilito un incredibilmente importante precedente mettendo al bando l’app di ByteDance; secondo il senatore, TikTok è “un ricercato strumento di sorveglianza” che rende meno sicure le comunicazioni, e, sempre a suo dire, potrebbe essere usato per attività di “estorsione, spionaggio, campagne di influenza straniera e sorveglianza”.